Dai tetti di Londra, tra i fenomeni del parkour, gridavo la ragione non è la verità, soltanto una regola per ridurre l’angoscia.
E ci mancava il fiato per la disperazione dei piccioni che vivono nelle metropoli e si accontentano dei piani alti, il mare ai gabbiani e i combattimenti topo a topo per la proprietà dei tombini.
E mentre mi facevo crescere i baffi per sentire più a lungo il tuo sapore, tu avevi gli occhi altrove, proiettati verso non so quale treno, quale nuova partenza.
Ci svegliavamo entrambi, la notte, controllavamo sul display dello smartphone le foto degli altri e ci tranquillizzavamo perché così va il mondo e noi rimaniamo ancora diversi.
Vorrei potere anch’io ripulirmi le spalle dai residui di tutti i nostri ieri, di questo sentire che non ci lascia tregua e dei pensieri che vengono a tirarci i capelli, così il dolore ci coglie mentre gli altri non se ne accorgono e sorseggiano i loro drink con i sorrisi perfetti.
C’è una forza, invece, che ci tira le labbra e ci spinge la mandibola indietro, la lingua indietro, la testa indietro. Lascia le lacrime al cuscino e imbocca la strada con le scarpe d’oro. Non abbiamo bisogno di sguardi e nemmeno d’inchini, mi chiedevi il dono della comprensione e trascorrevo il tempo tra le cartomanti e i pittori, indeciso su quale strada prendere e quale viso farmi ritrarre. Dov’eri tu in quei giorni?
C’erano cieli che gridavano il tuo nome, il verde e il blu dei negozi del Marais, e poi quelle sale enormi, penso alla solitudine dell’opera d’arte, sai? Chi se ne importa delle notti dei musei, dell’ultimo nastro della pellicola che a luce spenta si appoggia al piede del proiezionista. Sapessi come va il mondo, sapessi come va il mondo.
Noi dell’amore raccogliamo le briciole, beviamo il fondo delle bottiglie, ci accoppiamo in mancanze, noi dell’amore siamo occupanti, usurpatori sui tappeti della follia, sulle punte ad aspettare le crepe della ragione, noi ci affidiamo quando la fiducia è impossibile, noi siamo i disperati, mai cheti, noi siamo il noi che nulla completa, siamo noi, e siamo in tanti.
Foto: dalla rete.