I viaggi dentro noi stessi che non avevamo previsto

Come messaggi in bottiglia da un’isola deserta, parole sott’acqua per reti da pesca che ormai nessuno getta da giorni. L’uragano, la burrasca, onde alte sulle finestre delle case la notte. I risvegli silenziosi e gli uccelli nel blu a dirci che la vita non è ancora finita. Prima di chiudere gli occhi hai detto siamo su una mongolfiera e sotto di noi tutto si confonde, diamo la colpa di ciò che non conosciamo alle nuvole. Una scrivania contro il muro al posto del tavolo dove invitavi gli amici. Questa cosa del non toccarci ci appesantisce, lo dici mentre metti in ordine i cassetti, libri in ordine per colore, ti chiedo se non l’hai già fatto ieri, dici che ognuno ha i suoi rituali. Ora che gli animali che ci saltano in braccio e ricevono le carezze che pensiamo per gli altri, non rimpiangi di non averne uno? A farmi compagnia mura bianche e le lampade, i rumori di fondo e le parole delle poesie che sono quelle che contro ogni aspettativa assomigliano più ai dialoghi del mondo dei vivi. La luce come un’amica, sarà per questo che abbiamo paura del buio e cerchiamo case con le finestre grandi. Pensieri di notte: corsie degli ospedali, amici e amiche con le loro vite storte e bellissime, i discorsi degli innamorati a distanza e le pulsioni erotiche, la chimica che ci stravolge le parole e le posizioni da tenere sul letto. Ora che ogni come stai riprende senso, i quarant’anni di Simone e le feste da remoto. Andrea con la cuffia sulle orecchie e i lavori da portare a termine. Lo trovi ancora un senso all’affannarsi? Pennarelli scarichi e scarabocchi sugli scontrini. La nebbia che fa il vaporizzatore e l’odore buono dei panni appena stesi. Il tuo risveglio che mi ricorda perché mi sveglio anch’io. L’aereo che parte per la Sardegna e il mio posto vuoto. I viaggi dentro noi stessi che non avevamo previsto.

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