I c a l o r i f e r i a c c e s i e l e r i v i s t e s p a r s e s u l p a vi me nto.
Di quando sono venuti a bussare alle nostre labbra e senza paura guardavamo immagini deformate dagli spioncini troppo piccoli per i tuoi occhi. E sai le porte non si aprivano mai, che non avevamo ancora un curriculum da mostrare.
Dobbiamo farci sintesi per poi svelarci.
Prenderci il tempo di definirci in righe e combattere il desiderio di evasione dei nostri membri inadatti.
Con la durezza del clima e le nostre albe, il soffffffffffffio dei tuoi pensieri che si abbassa lento e si infila tra i vetri.
Come orchidee, come farfalle. Inchiodati nelle cornici bianche delle nostre case guardiamo le finestre illuminate degli altri per immaginarci altrove, le storie incredibili dei film e l’inquilino del terzo piano.
Mi hai scritto che sei differente, l’hai scritto col rosso delle tue labbra. Ti immaginavo nuda trascinare la tua bocca aperta sulle mie cosce, le scritte debordanti della tua giovane età. E mi dicevi che la carne la vendono dai macellai, le opere d’arte non stanno nelle gallerie, ma sulla strada. Poi mi mostravi il bianco del tuo seno mentre tracciavi con le dita i percorsi dolci degli M&M’s colorati.
La tua nocciolina e la mia lingua d’arcobaleno.
Così sintetici che nemmeno le protezioni che infilavo tra le mie gambe servivano a tenerci lontani. E continuavamo con le nostre solitudini, a imparare rime sparse.
E così Matteo se n’è andato al nord e Claudio avrà presto una casa. Marco si sveglia alle sette del mattino e Maria non sa distinguere tra luci e buio.
E se ti sfioro le guance non prendi sonno.
Le tue foto le affitto soltanto per qualche secondo, poi le chiudo in quel mondo fatto di pixel che per questioni di transistor va a finire che esistono sempre anche se non le vedi. Come le mie emozioni, come le mie ferite.
Poi mi farò un piercing sull’occhio destro per mostrare al mondo che ho il corpo bucato e per le sofferenze costruire una statua. Come una Nike fuori dalla città, i miei segni della vittoria, perché vinceremo, lo sai, se sarà prima, se sarà poi.
Noi vinceremo.
Photo: opera di Andrei Molodkin