Altro che lettere

Io non lo so perché continuo a scriverti. E poi non me lo chiedo più, ci penseranno altri a trovare risposte. Sensibilità, fisiognomica o che altro, forse i tuoi nervi o lo scatto lento delle tue palpebre. Ci lanciamo in domande sul senso di quel che ci accade, dentro o fuori non c’è poi molta differenza. Con le mie ciglia lunghe che sono antidoto ai gas tossici della circonvallazione, siamo così distanti che non bastano i boomerang per riportare indietro le pellicole impressionate dei nostri gesti trattenuti. Poi l’ultima volta era come sedersi allo specchio e trovarsi i difetti, schiacciare i punti neri e i peli superflui tra le sopracciglia e poi mordere l’erba cipollina sul tuo davanzale. Tre passi altissimi con le orecchie incastrate tra le nuvole dense del cielo di Milano e poi quella leggerezza del finalmente ero io, o almeno un poco. Non c’è mai un due senza tre con te, che in mezzo alla gente siamo anche più belli. E avrei voluto vederlo al tuo fianco quel film e farmi quelle domande surreali del se sei là come fai a essere qui e via e via con tutti i ragionamenti che si incastrano tra i sedili scomodi, che sarebbe meglio prenderci i fianchi e guardarci nell’incavo delle labbra il gorgoglio dell’acqua nuova del mese di Aprile. Ci si rivoltano addosso cieli dipinti nei video demenziali modello youtube e sulle nostre sicurezze i Cattelan del potere hanno costruito un punto di domanda. I miei segni rossi sui quotidiani e il quaderno in pixel per incollare i ricordi. Verranno a dirmi della malinconia del foglio di carta e del profumo invadente d’inchiostro, risponderò che le mele bianche della California sanno far luce e il virtuale è un’esperienza cosciente, altro che 2001 e Odissee nello spazio. Sulla mia lingua hai seminato in ricordo il sapore lisergico dell’erba e il gusto dolce della cipolla, per il tuo davanzale e i suoi vasi, per le lettere che ti ho scritto una volta, per la punteggiatura sbagliata e le A che assomigliavano a E. Quel silenzio lunghissimo per poi capire che è sulla strada che si consumano le conoscenze, altro che mele, altro che pixel, altro che lettere.

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One thought on “Altro che lettere

  1. Elle ha detto:

    Quel silenzio lunghissimo per poi capire che è sulla strada che si consumano le conoscenze.
    Le tue parole sono peggio di coltelli e forse neanche lo sai.

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