Che siamo fragili, siamo piccolissimi, ce l’hanno detto in molti modi e poi ci hanno convinto e dai televisori fioriscono ancora le mode nuove. I capelli si fanno racconti per le nostre sere d’autunno. Con la pioggia che concede tregua alle dita per le ansie che si appoggiano al tetto e rimangono là in attesa del vento e delle sveglie degli smartphone. Scoperchieremo prima o poi le nostre orecchie e faremo entrare tutti i passati che non ha senso rimpiangere. E quando li avremo dentro allora prenderanno l’odore del senso, delle nostre cene notturne a pensare a quei domani che non sappiamo nominare, dominare. Macinano treni i chilometri dei nostri ideali messi nelle borracce a prendere fresco, resistere alla calura d’agosto per riemergere come le balene al largo dei mari coi nomi impronunciabili. Mi sono caricato addosso il respiro artificiale della tastiera. La tua chioma gentile, il fascino delle dita appoggiate sul viso. Quando tutti i lampioni si fermano a guardarti e lasciano perdere la strada per illuminare il tuo vestito lungo. I punti di domanda per quella cosa che chiamiamo distanza e le tue perplessità sulle conoscenze artificiali. Sono entrato nella stanza in punta di piedi, il nudo dei miei versi e i nostri piatti preferiti. Ci cade addosso la pioggia di settembre mentre ricamiamo parole con la velocità delle tartarughe. E per la nostra amicizia aspetti la fiducia, e mi chiedi di sorprenderti che non basta il nome di un blog. Che sono qui, la finestra aperta e questo tetto che ospita la cenere delle sigarette passate. E vorrei parlarti la notte, ora che la curiosità ci batte le spalle e non riusciamo a non voltarci. Le bolle di sapone per questi pensieri che scoppiano prima di arrivare al soffitto e le preoccupazioni dell’ultima ora. Coi difetti di queste menti infeconde, leggerci i titoli di testa dei quotidiani e correre sotto la doccia per allontanare i paragoni malsani dei critici. Sei mesi nell’ade e sei mesi in erba, come Proserpina e le nuove concessioni governative con Cerere che fa fiorire la terra per gioia e la fa piangere nella mancanza. E questo è tutto, le previsioni meteo verranno prima dei nostri sguardi, lo sai, e imparerò la pazienza e riuscirò ancora sorprenderti, magari nuda, magari timida, magari tu.
Foto: Henri Cartier Bresson
Reblogged this on i cittadini prima di tutto.