E poi c’è la notte che ti porta dove non vorresti, lo spillo della debolezza per i nostri talloni invincibili di Achille e delle battaglie per la gloria e delle cariche dei mulini a vento. Del Chischotte ai concerti di Guccini con le labbra rosse di vino e tutte quelle volte che avrei voluto prenderti da dietro le tue natiche acerbe e poi dirti quei ti voglio bene lunghi tutta la notte. Avremmo potuto sederci sui gradini del palasport e asciugarci il sudore a parole i grappoli d’uva delle nostre considerazioni generiche che ti avrebbe fatto bene un anno a Londra che senza inglese non si va da nessuna parte ormai degli anni zero e dei nostri guai. E un motorino non serve a niente che i vetri delle birre vuote non finiscono più sotto ai sedili. Perché non hai la macchine mi hai chiesto e io con la solita litania del non me ne faccio niente che l’auto a Milano è un investimento quando avremmo potuto rifare le fodere ai sedili di dietro e controllare le sospensioni il movimento atavico delle onde i nostri aliti imperfetti. E poi io divago lo sai tra le tue soste, le storie di vita dei barman stanchi e i tuoi slanci affettuosi per la diversità. Hanno giocato al vodoo con la mia bambola di pezza stanotte ho bevuto abbastanza per raggiungerti e tu non c’eri e il numero civico era sempre quello col bar tabacchi di fianco e il vociare annoiato degli indie metropolitani. Tu sei un designer tu sei un container che se scaricassi quello che mi porto addosso dovresti affittare le gru dell’expo che sono pronte per gli investimenti i bastimenti carichi carichi di niente. Piazza Moscova il venerdì sera sembra il solarium delle lucertole le camicie aperte per accogliere la notte i vestiti firmati i pennarelli scarichi che non potevo scriverti nulla i miei scontrini in crisi non superano il pollice e poi ti ho detto che strano nome che strana vita le fotografie di Chaplin restano mute, lo sai? E leggerti le mie parole all’aria aperta sotto i balconi la pioggia bianca del satellite i quarantenni agli sgoccioli. Mi hai detto Neve e sono rimasto immobile per i ghiaccioli blu che non ti ho mai comprato per le parole che non ci siamo soffiati addosso. Che quando è freddo scolpiamo il cielo coi nostri aliti e dirigiamo gli aerei qualcuno mi ama qualcuno mi pensa le scie lunghe dei nostri intestini e i minuti spesi a cercare il tuo nome. Che alle volte basta un francesismo è solo autunno ma nevica forte.