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Il volo delle farfalle

Ti sei mai chiesta il perché delle mie insistenze? C’era cresciuto il muschio sulla pelle e le nostre radure s’erano perse tra il lavori della nuova metropolitana con tutti questi clacson che ostacolano le tue parole rare. Che prendi treni e aerei e scambi i biglietti come se fossero jolly per la nuova partita che andremo a giocare, per questo grigio che ci ricama sulla testa piccole piogge per spegnere gli incendi che ci infiammano sempre meno. Quand’ero fuoco mi si è avvicinato soltanto un nano, l’invadenza dei suoi modi così simili ai miei, seduto sul bordo delle mie labbra a cantarmi gli amori della piccola città e tutti i difetti nella fabbricazione del tempo libero. Mi sono ritrovato supino, le catene del pensiero dominante che mi trascinavano al centro della terra, lo sguardo al cielo ad aspettare che qualcosa venga giù, c’eravamo detti che non importa se sole, pioggia, nuvole o grandine, c’eravamo detti che l’importante è un segno, come le pieghe tra le tue labbra, per riprenderci in mano lo spazio dei nostri sguardi e quei pensieri piccoli che ci vergogniamo di confidarci. Sono arrivate le farfalle mi hai detto, ci pensi mai a quanto tempo passiamo senza sentirne la mancanza? E ti ho disegnato un’ala sulla schiena per ricordarti le tue adolescenze di quando sei stanca e socchiudi gli occhi, di quando ricordi e non ti fai quelle menate da adulta che prendi tutti i tuoi difetti allo specchio e non ti concedi il volo dell’imprevisto. Che tanto lo sai, non ci conosceremo mai fino in fondo che ci hanno dato torce per guardarci dentro, ma sono deboli e illuminano a scatti. E non c’è bisogno che te lo spieghi perché ormai lo sai, siamo Guernica per gli occhi stolti degli adolescenti, ghirigori e contorni e facce da toro e bombe inesplose, e dentro i tagli e le fontane dei desideri. Berremo acqua dalle nostre guance per dirci che sono i contatti che sanno dissetarci.

Foto: © Alessandra Tecla Gerevini

www.alessandragerevini.com

 

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Gli sguardi in metropolitana

Gli sguardi in metropolitana per gli orizzonti che ci siamo persi. Partono ancora gli aerei e nelle sale d’aspetto la gente abbronzata. I fanghi di Guam e queste creme per la nostra pelle scaduta. Che siamo come i serpenti inghiottiamo i giorni senza masticare e digeriamo le notti.

Questo cielo che scivola sull’asfalto. Le mie corse per non pensarti. I marosi rancorosi e le parole che si fermano in gola.

Nei cinema il film dei puffi e l’aumento dei biglietti. Le nostre corse per non perderci. Che se non vedi l’inizio non capisci la fine. 2001 odissea nello spazio e i viaggi verso il sole con gli occhiali neri. Le campagne antifumo e le cartine di sigarette per respirare in pace. Le mie parole a doccia e le tue bracciate per non affogare.

Suonerà prima o poi la campana, si illuminerà il display, e non sarà un’altra stupida promozione.

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