Esiste un amore non chiamato. Irrisolto. Un amore non amato.
Ruba il bianco alle nuvole e si distende in cirri nel passeggio dei giorni. Si alimenta in fiammate e malinconie. Di speranze e solitudini durate poco. Travalica il sesso e l’orgasmo della dimenticanza. Un amore che teme la morte e si presenta debole e inesperto.
Ci pensi ancora che c’è chi sporca il bianco delle camicie appuntando le proprie iniziali?
Nell’unicità del sentimento non corrisposto tutte le mie piccolezze. E la grandezza infinita del dono. Che se ti amo gratis è perché nulla pretendo. Le notti insonni a caricare surrogati negli occhi e disperdere la voce in eccitazioni da poco. E chiederti perdono quando non ci sei.
Nei dieci minuti prima del sonno il timore del vacuo. Che non ti accorgi che non puoi occupare i vuoti intorno se non sei presente e pieno. Quest’argilla che ci circonda il cuore e il bisogno di calore che plasma orizzonti.
Non riesco ad essere leggero oggi, non ora, non qui. Misuro la forza di gravità che lascia cadere le palpebre e dischiude le labbra nel taglio bianco dei denti.
E se pensi che hai bisogno ancora delle partenze e di nuovi indizi per quel tesoro che andavi cercando, ora siediti, accendi un sigaro, guarda in alto. Nega le convenzioni, fai attenzione agli imperativi, agli aggettivi qualificativi, parla a te stesso e considera il valore dello sguardo, del silenzio. Mastica a lungo.