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L’amore non amato

Esiste un amore non chiamato. Irrisolto. Un amore non amato.

Ruba il bianco alle nuvole e si distende in cirri nel passeggio dei giorni. Si alimenta in fiammate e malinconie. Di speranze e solitudini durate poco. Travalica il sesso e l’orgasmo della dimenticanza. Un amore che teme la morte e si presenta debole e inesperto.

Ci pensi ancora che c’è chi sporca il bianco delle camicie appuntando le proprie iniziali?

Nell’unicità del sentimento non corrisposto tutte le mie piccolezze. E la grandezza infinita del dono. Che se ti amo gratis è perché nulla pretendo. Le notti insonni a caricare surrogati negli occhi e disperdere la voce in eccitazioni da poco. E chiederti perdono quando non ci sei.

Nei dieci minuti prima del sonno il timore del vacuo. Che non ti accorgi che non puoi occupare i vuoti intorno se non sei presente e pieno. Quest’argilla che ci circonda il cuore e il bisogno di calore che plasma orizzonti.

Non riesco ad essere leggero oggi, non ora, non qui. Misuro la forza di gravità che lascia cadere le palpebre e dischiude le labbra nel taglio bianco dei denti.

E se pensi che hai bisogno ancora delle partenze e di nuovi indizi per quel tesoro che andavi cercando, ora siediti, accendi un sigaro, guarda in alto. Nega le convenzioni, fai attenzione agli imperativi, agli aggettivi qualificativi, parla a te stesso e considera il valore dello sguardo, del silenzio. Mastica a lungo.

Foto: Gaia Bambi, Io480534_10200803987612617_1075457236_n

 

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E sistemo un cuscino al mio fianco perché prenda il tuo posto

E dire a una donna che l’ami perché viene un tempo per dare un nome alle cose.

Le frasi pensate al mattino e una bottiglia di vino per confidare alla notte che non è il tempo di uscire, legarti alla tenebra che porti dentro e ubriacare i pensieri per renderli innocui.

Scartavo fette biscottate e le trasformavo in briciole, la frustrazione della solitudine che riempie le stanze del ticchettio dell’acqua sullo stagno, il rubinetto chiuso male dei miei desideri.

Ti immagino là, nella bellezza gentile delle tue luci bianche, i tavoli in legno pesante e l’ultima moda del vestire, titoli di libri meravigliosi e la cura dei tuoi vecchi. Nelle lenti degli occhiali grandi la possibilità del fuoco, il sole di primavera brucia foglie secche, si spengono le velleità dell’inverno, il cambio generazionale per elezione e gemme nuove sull’albero grigio del seggio di Pietro.

Ho allungato le braccia, chiesto siringhe e droga per rifarmi forza, magari uno splif, i tuoi seni nudi, i tuoi denti distanti, ancora un altro sigaro in bocca per atteggiarmi da dandy, ma non ho abbastanza cura nel vestire e il culo troppo grosso.

Parigi di notte è ancora più sporca.

E ti dicevo delle città senza fiume, la litania delle finestre illuminate e le nuove campane di Notre Dame tra le vecchie campagne di Benetton, i profumi di Hermès.

Quando mi sveglio leggo la Bibbia e poi i diari di Kerouac. E nella notte penso agli amplessi, alle lontananze, agli affetti.

E sistemo un cuscino al mio fianco perché prenda il tuo posto.

L’amore non amato è necessario,

l’amore non amato è tensione verso l’alto, scala che conduce ai cirri,

spegne gli incendi grandi e lascia braci sotto la cenere.

E così come il due penetra l’infinito, il sentimento che rimane dopo il rifiuto è beatitudine.

Mi chiameranno pazzo perché voglio vivere desiderando.

E di me dirò che sono strano per scusarmi un poco, per dirmi che forse c’è un’altra via e che non è mai troppo tardi, ma un’altra via davvero non c’è. Che abbiamo fame e sete di vita, che non rinunciamo all’imprevisto, non perdiamo mai l’ultimo treno e rincorriamo gli autobus a notte fonda. Rientriamo a casa a piedi e sudiamo d’inverno. E poi per strada fermiamo le frange curate delle adolescenti, le labbra rosse delle quarantenni. Stapperò una birra e un’altra ancora.

Che fuori è tutto un classificare, la Juve è prima a 62 punti e Conte rimane anche il prossimo anno, e i blog si soffermano sulla nomenclatura: sono ancora di moda gli hypster e Repubblica è il Manifesto di quei fighetti che adesso sono radical e pure chic.

E Gramellini ha scritto un romanzo. Fai bei sogni.

E mentre ascolterai David Bowie ti firmerò lo schiena e tu non lavarti mai che tra qualche anno potrai rivenderti e ti pagheranno pure un casino.

5.0.3

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