Che chiameremo noi letteratura?

Che chiameremo noi letteratura?

Questa parola logora e avara, relegata a scaffali e merlati di castelli disabitati e boria d’adulti mai vissuti.

Che sarà di queste giovinezze irrequiete, del nostro pescare le stelle dai tram, degli schizzi bianchi delle nostre notti insonni? Dimmelo adesso che fare e perché rinunciare alla necessità del mio sentire informe eppure sano e santo e beato e folle?

Dimmelo ora perché non discendi le scale con grazia e ti scagli con pietra contro le sensibilità pronunciate di noi adolescenti degli anni novanta?

Dovremmo riaprire le edicole per vendervi i seni gonfi delle showgirl e chiuderci in casa ad ascoltare le canzoni melodiche dei vostri passati prossimi? Che pensi del beat, lo sai che Ramazzotti Eros usa l’elettronica?

E magari mi vuoi tirare in mezzo con l’ironia di Elio e le storie tese, coi termini desueti di certi dialetti. Parliamo di fica e facciamoci belli. Oppure scontriamoci e diciamo che sì, noi sì, ma gli altri, gli altri invece no. O utilizziamo ancora quel “Quelli che” tanto caro a Rai3.

Quando spegneranno le televisioni e ci chiameranno le piazze diremo che sì, che la vita più semplice è quella dell’amicizia corretta e del vicino elegante. Delle cene formali e dei contatti. Ti chiamerò su Skype per ascoltare la tua timidezza.

Di quando ti chiudi nel bagno e la pancia ti cala sul pene. Le tue mille seghe tra i costumi delle soubrette.

Che chiamerai tu letteratura? Il culo di Belen è di una bellezza immensa, lo vuoi dire questo? Ci rifaremo gli occhi sui Van Gogh soltanto per sentirci meglio.

Avvelenarci del buono e imparare la sensibilità dei palazzi.

La strada è un’altra cosa, chiede vino e bocca ripiene di desideri. Squarci insanguinati su braccia nude e sudore a cavallo del collo. Tutta questa bellezza sta nella debolezza dei nostri oggi, nei nostri desideri mai detti. Io guardo ancora il cielo e penso che bello. Che belle queste foto del mare, che bello il colore pastello. Ti chiamerei, non ti farai trovare. Ma sii contento. Tu sii contenta. Che io ti abbraccio, ti bacio. Che parlo sempre di me, ma non ho altri modi per arrivare a te.

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