Gli fisso le mani, le vedo tremare, gli chiedo che c’è. Non risponde, stringe il pugno più volte, poi mi si avvicina, mi bacia sulla bocca. Il labbro superiore bagnato di sudore.
Mi bacia ancora. Stavolta mi stringe le spalle, mi sussurra all’orecchio: “Facciamolo insieme”. E si volta di scatto, e cammina. Il passo lento e deciso, il corpo che non oscilla mai, segue una linea retta verso un obbiettivo che ancora non conosco.
Arriviamo davanti a casa di Sara, estrae il membro molle, piscia sulla porta. Mi guarda mentre sbattacchia il coso e inonda le scale d’urina. Ancora mi guarda, abbasso la cerniera dei jeans, piglio in mano il pene, piscio anche io. C’è una telecamera, la indico con la mano rimasta libera, lui alza le spalle, dà l’ultima scrollata là sotto e chiude i bottoni.
Perché? Domando io.
Non c’è un perché. Merita soltanto gli scarti.
Sara? Tu ami Sara.
E le piscio sulla porta di casa. Questo è l’amore. Donare tutto te stesso, anche gli scarti.
Bussa alla porta. Il vestito blu a fasciarle le gambe lunghe, capelli raccolti da un cerchietto verde pastello, rossetto chiaro, sorriso spontaneo, scarpa con tacco modesto.
Sara bacia Luca sulle labbra, lui le tocca il culo, lei ride. Poi viene il mio turno, mi bacia le guance, mi domanda come stai. Non aspetta risposta, dice: C’è odore di piscio.
Luca entra in casa, appoggia sul tavolo la bottiglia di rosso, io lo seguo. Mi sento un secondo, un cane segugio, decido di inventarmi qualcosa per distinguermi, dico: Io devo lavorare, me ne vado.
Sara mi guarda, dice: ok, a domani.
Luca non mi guarda, dice: Non te ne vai, tu rimani e bevi con noi. Riempie tre bicchieri di cristallo, me ne porge uno e mentre lo sto per ricevere mi sposta la mano, lo fa cadere. Vino sul pavimento, vino sul tappeto orientale, vino perfino su Juppy, il beagle che riempie di gioia ogni appartamento borghese.
Mi spiace. Dico io.
Non fa niente.
Sara corre in cucina, prende una spugna, ritorna, si accovaccia per terra, asciuga. Sporca il vestito blu.
Io guardo Luca che mi passa un altro bicchiere. Faccio ancora per prenderlo, lo sbatte per terra con forza, cristalli ovunque, macchie di rosso. Sara che urla: State più attenti. Luca che prende il terzo bicchiere, beve in un solo colpo, si avvicina a Sara, le bacia una spalla, dice: Bevi, tesoro, siediti e parla con Marco, pulisco io.
Così Sara si siede, prova a sorridere, le dico: Scusa, ho la testa altrove, è colpa mia.
Come se davvero lo fosse.
Lei dice: Non fa niente. Volta la testa e osserva Luca che raccoglie i vetri, la spugna ubriaca.
Juppy assiste alla scena dalle scale.
Sfoglio una rivista appoggiata sul divano, dico: Le stampano ancora.
Sara mi guarda dice: Perché non dovrebbero?
Non servono a niente. Tu le leggi?
Sì, certo.
Per me dovrebbero venderle come si vendono i soprammobili, complementi d’arredo artificiosi e sciocchi. Solo la copertina è importante, il resto è inutile.
Luca con la spugna ancora tra le mani si siede al mio fianco e ribadisce: Quello che conta è solo la copertina, come con le donne, amico mio, quello che c’è dentro è poco importante.
Il mio amico mi accarezza le spalle, mi bacia sulle labbra. Io le tengo chiuse, lui ci passa la lingua sopra con fare evidente, io chiudo gli occhi. Luca ride.
Gli occhi di Sara si fanno più piccoli: State scherzando? Ride. Lo faccio anche io con le mie amiche, quando siamo ubriache.
Luca prende l’ultimo bicchiere di rosso, brinda: Alle tue amiche. Lancia il bicchiere per terra con forza.
Mi prende sottobraccio, dice: Andiamocene.
Buonanotte Sara.
Buonanotte, aggiungo io.
Sara rimane là, sul divano, guarda il vino che conquista il parquet.
Usciamo e chiudiamo la porta dietro di noi, piano, per non disturbare più del necessario.