Bello e brutto, mai e per sempre

Amare di un amore conosciuto, così simile a tutti gli altri che per distinguersi ha perso una gamba e ora zoppica, goffo girovagare di parole il mio. Quando alla stazione Centrale i treni partivano in orario e così ci siamo persi. Salutarsi dietro ai vetri come quelli dei film. Avrei voluto dirti lo vedi che ogni partenza è un fischio lungo? I cani abbaiano infastiditi mentre i capotreno ci chiudono ogni possibilità di fuga. Non c’è mai posto per la giacca. I quotidiani aperti con cura per non dar noia al vicino e le parole di rabbia che diluisco nella bottiglietta d’acqua. Non mi farò un opinione perché è inutile farsene una, preferisco gli investimenti della meraviglia, i tuoi occhi lasciati sul comodino e quelle lentiggini come una linea da tracciare sulle tue guance; ridisegnare il mondo attraverso gli incontri. E sulla sella del motorino gli adesivi dei popoli in guerra per ricordare al mio culo di aver cura degli altri e poi dimenticarmene. Volersi bene, oppure male, le velleità di queste parole cariche di polvere: bello e brutto, mai e per sempre. Dovrei parlarti dei guai della new economy, dei tre compleanni di Putin o dell’assassinio dei dissidenti? Dovrei portarti in piazza Fontana e leggerti le due lapidi a Pinelli? Omicidio o suicidio, i pascoli erbosi della giovinezza e l’impegno civile. Dov’è dunque questa verità che cercavamo con forza? Abbiamo cominciato a lavarci i capelli e a vestirci bene per distinguerci dal lasciarsi andare dei nostri coetanei. Contro alla corrente nelle correnti che non nascono più. Ci hanno marchiato a fuoco come una generazione liquida, avari noi del senso della storia, insetti da schiacciare e miele d’acacia per sapore di lontananza. Come quel giornalista che mi scrive io della tua scrittura non capisco nulla e per fortuna non sei un mio collega. Gonfio il petto e sputo per terra. Correggimi pure gli accenti che sono troppo occupato a medicarmi le guance. Per tutti gli schiaffi della carta stampata e la retorica del punto e a capo. Vorrei fermarmi e dire wow davanti a una stella cadente, ma ricerco le campagne per tenere gli occhi appesi alla via lattea e non perdermi tra le luci accese degli uffici nei grattacieli. Le parole nuove che non so usare e la precarietà dell’umanista. Vorremmo conoscere noi e il mondo fottuto che ci rovista le tasche e consumiamo le schiene sui libri o a cavallo del fiume, la briglia sciolta della nostra sensibilità per abituare lo sguardo alla perpendicolare. Che gli orizzonti non sono fatti per le foto noiose dei baci oceano, mare e poi cielo. Il mestiere di vivere, il mestiere del volto. Quando mi guarderai ci troverai le dighe chiuse, che per i pianti son terminati i giorni ed ora navigo a vista, la balena bianca e l’ossessione di Achab. Saremo felici un giorno, o almeno liberi, quando una città sembrerà mare aperto. Un bicchiere di bianco, i tuoi denti dritti.

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One thought on “Bello e brutto, mai e per sempre

  1. icittadiniprimaditutto ha detto:

    Reblogged this on i cittadini prima di tutto.

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