Amici

E tu sei là tra le maglie dei Blancos. I pettirossi che non volano a stormi ci lasciano a bocca aperta per quel che resta della nostra gioventù coi party organizzati per farci incontrare per farci dimenticare. Dovremmo far spazio ai balconi per far entrare il giorno. Le nostre case la vita notturna dei nostri computer che sanno di mela. E hai voglia a spingere il pensiero più in là trovarci il desiderio di contatto le mani la pelle il respiro e poi cos’è il futuro ci diciamo davanti alle telecamere buie e dell’oggi dovremmo godere e brindare quel carpe diem fuori moda e i bagni notturni i nostri materassi ad acqua per non andare a fondo. Le debolezze dei nostri piedi scalzi. E te li ricordi i neon le stelle spente in motorino a prendere a calci i semafori che pesavamo troppo e non c’era benzina e Vasco Brondi urlava sempre più forte il dolori del giovane Werther il mio fratello buono l’amico caro e il chitarrista mano veloce questa città che ci vomita addosso le biciclette verdi nei giardini di piazza Vetra i pensionati i passeggini coi topi del Naviglio che conquisteranno la city. Lo sai che un tempo ci si suonava il punk, lo sai che un tempo ci si suonava il Jazz? Ho incontrato una ragazza una sera che gioia che strana non te ne ho parlato che ci teniamo nascoste le cose belle e forse è per questo che ci chiamiamo amici. Dovrei guardarti in viso per sapere come stai tra i nostri yo i nostri yeah tantarobatop e i pensieri che vorremmo lanciarci addosso. Dovrebbero costruirci dei ponti mobili per perdere l’equilibrio e poi arrivare alla fine l’altra sponda un mondo nuovo le canzoni che non ti ho mai scritto la tua chitarra nuova spaccadibrutto. Per non pensare alle cose brutte cominceremo a vomitare conigli bianchi come i settantenni dell’ospedale di fronte. E salteremo a piè pari il dolore apriranno palestre solo per noi per i nostri muscoli vuoti e ci troveremo scritte coi pennarelli parole come faith and love per farci ridere i nostri sogni da adolescenti affogati di birra bionda. E prenderei mille aerei e perderei mille treni ma le parole corrono più veloci. Che siamo come i pettirossi uguali ai fringuelli nel volo ma sappiamo posarci la rarità dei nostri incontri che devi prenderti tempo che devi guardarci il cuore che devi guardarci il petto e poi dirci come ti chiami tu.

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