I primi cinque minuti manca sempre il fiato poi spezzi il respiro trovi le gambe raddrizzi le spalle. Che in questo giorno ci si volge indietro per guardare avanti e come le barche lasciamo le coste negli aereoporti ci manca il fiato che ci perdiamo i bagagli i nostri ieri e i miei ci siamo. Acceleriamo in pista di lancio con le luci sulla tavola e le finestre chiuse per non sentire rumore non siamo soli non siamo niente il cellulare zuppo di sms dovremmo metterlo nel riso per coltivare l’asciutto. E rispondiamo grazie e abbracci quando ci hanno insegnato pacche e spalle e sguardi che scrivere mi rende prevedibile, poi sciocco. Il primo mese dovrei farti ridere. Che non avevo capito niente sei nebbia e prati per questa luna con l’alone intorno per dirci domani è festa è vento è foresta nei miei pensieri raggomitolati i ricci per pungerci per pensarci intoccabili. E per i nostri incontri peschi la versione più insulsa dei miei movimenti le mie parole a corrente alternata che con gli amici sono diverso ci vuole tempo ci vuole tempo come le bimbe con gli assorbenti. E per gli infortunii d’agosto sono al minimo delle mie possibilità che mi scappano i mah gli embè i perché le buone filosofie per i cani scomparsi tornerà arriverà e i miei capelli raccolti che non sei vento ma mi scompigli.