I vuoti a rendere dei nostri passati stanno sull’attenti a ricordarci quanto abbiamo bevuto. Seduti al tavolo l’esercito delle sedie che ci chiama a raccolta. Noi che sbraniamo paste d’annata e ripieni al ragù di carne. E inneggiamo a questa figa che sta sulla bocca di tutti e abbiamo perso di vista. E i pensieri ci sporcano le magliette, le scritte mitologiche dell’adolescenza e l’acqua frizzante rimane nel frigo che qui si celebrano solo le nozze di Canaan. Che lei non c’è e tu ci pensi ancora. E quando brindiamo ci guardiamo negli occhi. I profitteroles con l’ancòra del ricordo che non sappiamo tirarci addosso. Saremo come le briciole e verranno a raccoglierci. I nostri lavori a tempo determinato, i progetti per la conquista dell’Asia e i tatuaggi per sconfiggere le paure. I legami che non ti ho detto e le camere d’albergo col bidet per ripulirci le labbra e parlare d’altro. Delle nostre vacanze finite al mare. Il muro di Berlino della famiglia e i saldi per le stanze in affitto. L’ultimo moschettiere si è depilato il petto. I passeggini parcheggiati nei corridoi e i Peter Pan in giacca e cravatta. Uno per tutti e tutti per mano che siamo ancora in tempo per i girotondi.