La differenza tra Milano e Parigi la fanno le scarpe mi dici, che se ho dei problemi con quegli zatteroni tutti neri e strisce lucide è tutta colpa della mia infanzia. Vedo vestiti a righe dappertutto e sulle spiagge sono alla ricerca dei costumi interi, la pancia te la guardo quando sei con me: conosco i tuoi muscoli, i tuoi nei e la forma tonda del tuo ombelico. È agosto di ventilatori, deumidificatori, aria condizionata nei centri commerciali, nella tua stanza. È agosto di barche e porti, di mete da raggiungere, da immaginare, di voli che partono in ritardo, di cammini in solitaria, di vette e nevi sciolte, grigliate in giardino, spiedini di pesce. Birra, birra e ancora birra, poi a pranzo insalata e cipolle tagliate a fresco, pomodori dappertutto, le tue guance rosse, le tue cosce bianche, la stella tra le tue gambe che non cade mai e illumina i miei giorni tutti uguali. Lasciami penetrare il tuo buio, morirti dentro in mugolii animali per poi rinascere nel respiro che torna regolare, tornare uomo, guardare il contorno dei tuoi fianchi, farmi voce e caffè, persiane aperte. Salutiamo il giorno prima di tutti gli altri, il rosa dell’alba e tutti i fiori che non ti ho mai regalato, le lettere che non ti ho mai spedito e ora intere trascorse in pensieri. L’impronta delle dita sull’Iphone, tutte le mie noie a portata di click. Leggerti è meraviglia ti dico, abbiamo solo un cuore, mi dici, io non lo so se posso contenere tutto, se prima o poi esploderò, io, i miei oggi, i miei domani e tutte le parole che fanno bruciare la mia pelle e illuminano tutto intorno. Se tu ci sei io vivo, se tu sei lontana io arrivo. Ho preso un treno oggi, poi dieci chilometri a piedi, poi ancora treno, pullman, una corsa in cima alla collina per guardare tutto dall’alto e cominciare a possedere con lo sguardo. Chiamare mio quello che è di tutti gli altri, avere la coscienza che se succede qualcosa di straordinario a noi succede a tutti e il mondo intero apre la bocca per fare wow, così quello che per molti è uno sbadiglio noi sappiamo stupore. Non ti ho trovato questa notte, domani un altro treno, un volo, un atterraggio e chilometri e chilometri di pensieri ancora, ho pronunciato così tante parole fino ad oggi che quando ti avrò di fronte non dirò nulla ma l’amore infinito mi salirà nell’anima e dovrò scappare, lontano, molto lontano, così nascosto nei miei pensieri che dovrai stare al mio fianco e aspettare fino a che il cuore rallenterà, fino a che il cazzo smetterà di pulsare. Infilerai una mano tra i miei capelli, libererai i miei occhi dal nero e mi ridonerai la vita. Così le tue spalle, le mie mani, così il tuo collo, le mie labbra, così il tuo ventre, i pettorali, il mio bacino e il tuo monte di Venere, sarà danza e profumo, saranno scintille e fuochi. Quando le stelle cadranno fermeranno la curva lucente del loro andare per guardarci e la notte sarà chiara. Vedrò il mondo nelle tue pupille, tu, aggrappata ai miei fianchi rivolgerai l’ultimo saluto alla luna e per noi sarà un giorno eterno. Mi hai ricordato che cosa è il corpo, a me, angelo dalle parole di lava, ti chiamo estate, tu autunno di foglie, ti faccio ombra così respiri, ti fai luce infinita tu, rimandi i tramonti e aspetti che io impari a guardarli.
Foto: © Luca Bortolato