Il tuo contorno sul muro

Affittasi stanza per luglio e agosto e magari settembre, si torna agli spazi grandi di casa di mamma, quando il letto lo fa lei la tavola la fa lei e cucina lei e ti chiama quando il cibo è pronto e si preoccupa pure se torni tardi. Poi il campeggio, la casa al mare, l’aereo, lo zaino in spalla o l’ombrellone, la crema solare, i pomeriggi elettronici sulla spiaggia o in città e la grappa al rifugio in montagna. Non facciamo l’amore di giorno perché si suda troppo, o lo facciamo lo stesso e diventiamo scivoli e ansimiamo fortissimo e poi ci rilassiamo e ci svegliamo bagnati un po’ ovunque di me, di te, di tutta la città che entra dalla finestra. Mi dici facciamo che ci sfioriamo soltanto di notte altrimenti diventa difficile, tu mi provochi, io ti provoco, soltanto con la presenza, dici tu, soltanto con la presenza, dico io. Le storie d’amore fatte di chimica prima o poi finiscono, lo leggi sui blog, perché la carne fa male, dice la ragazza vegana, perché farsi ancora domande quando stiamo così bene quando siamo io e te, pronomi personali sempre in classifica tra le parole più dette. E guardando la pala che gira forte sul soffitto e mi sposta i capelli mi chiedi il perché abbiamo bisogno di esultare insieme, che secondo te sto meglio quando sono in mezzo ai miei amici e invece con te è prima sorriso poi malinconie infinite. E io di lingua, di labbra e di naso compongo la faccia in smorfia e tu ridi e ti dimentichi pure delle sciocchezze che dici. Parliamo soltanto per riempire il silenzio, o per dimenticarci della morte, per riempire il vuoto, per raggiungere a voce l’armonia che i nostri corpi ancora non conoscono. Così vicini che ci manchiamo o abbiamo paura a mancarci. Vorrei disegnare il tuo contorno sul muro soltanto per ricordarmi che sei stata qui, perché prima o poi te ne andrai, perché prima o poi se ne vanno tutti. Quelli come noi non sono capaci di sosta. Ora non parlare, stai zitta, fatti guardare, zitta, non muoverti nemmeno. Aspettiamo il vento, così, e se quello non ci sorprenderà avremo imparato l’attesa. Bella stronzata, dici, hai ragione, dico. Perché non ti droghi? Sono un bravo ragazzo. Dici davvero? Non lo so. Tu ti droghi? L’ho fatto, ancora una botta ogni tanto. Io alzo le spalle, tu me le abbassi, le alzo ancora, tu me le abbassi, ridiamo. Mi porti a vedere The Bloody Beetroots? Chi? E poi ci andiamo. Tu balli, io ti guardo e sono altrove, tu non ti accorgi e non mi chiedi dove sei. Io te lo dico, tu ascolti la musica, allora lo urlo a tutti, metti che uno lo capisce, metti che uno è là anche lui e cerca qualcuno che parla la sua lingua.

Foto: © Cristina Altieri

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