È tornato il bianco sui comignoli, i nostri nomi risuonano sempre più stanchi nelle bocche dei parenti mentre in banca siamo numeri, numeri in posta, numeri per le agenzie statistiche. Ieri sera a Marassi, zero a zero di reti bianche, quattro insulti alla rete invece al Castellani, in toscana torna Zemanlandia. Parma s’arricchisce con le multe ai turisti nella sua viabilità incomprensibile, i musei sempre aperti, il Correggio non fa ombra a Fantantonio che ondeggia sul pallone, un’onda anomala in un mare troppo calmo, tre tuffi interrompono la quiete di Donadoni. Tu mi ricordi che ognuno porta la sua storia sotto la maglietta, non c’è più Brera a raccontarle, ti dico, tocca affidarsi ai telecronisti sudamericani di Rojadirecta che sanno i nomi dei finanzieri e dei loro figli, la storia economica del novecento italiano con la c aspirata. Mentre un’amico suona la techno in un salotto tavolini e sigarette, lui e il sintetizzatore, le mani veloci su manopoline e tasti bianchi e neri, le calze colorate della sua ragazza, e come al centro del Pantheon, sotto quel buco che onora il cielo, mi sembra per un istante di cogliere la vita e non aver bisogno di farmi altre domande e perdere speranze e rifugiarmi in attese. Fuori, invece, tiriamo in ballo la chimica come una scusa per l’attrazione dei nostri sguardi, la fisica invece è tutta un’altra storia, te la racconto domani, dico, mentre prendo a pugni la maglietta che hai dimenticato in fotografia, poi arriva il sonno. Torni a esistere in tutti i miei risvegli, l’affresco maledetto è sul soffitto, ci incollo gli occhi chiusi dei giorni bui e quelli spalancati che attendono non si sa quale primavera. Parlami ancora dei fiordi della Norvegia, dei pesci colorati che risalgono la corrente, dà a loro dei nomi fantastici e non contarli, ti prego non contarli, non contare il tempo e non guardare con quegli occhi le tute fosforescenti degli spazzini che tengono pulito il mondo dei maglioni di cashmere e dei balconi grandi della borghesia. “L’utile cos’è?”, scrivi sull’ennesimo post it, me lo lasci incollato alla copertina di Pagina 99, l’ho comprato ieri e ancora non l’ho aperto, non so darti risposte, è tutto così urgente. Non mi spaventa l’ora legale e mi consola sapere che arriveranno le quindici e lo Stadium sarà bianconero. Mi piacerebbe ammettessi che gli addominali di Pogba sono pura poesia, ma tu ascolti i Verdena, mi guardi negli occhi e pensi sarebbe il caso di andare alla mostra di Yves Klein, ti hanno colpito i neon blu elettrici, eri appena uscita da Gap, hai girato l’angolo e come hai fatto, hai già postato la foto su Instagram. I giovani favolosi sono tutti al cinema, qualcuno invece si dimentica di uscire da una settimana, con tutto quello Xanax sul comodino, trovamela tu una parola con più x. Sulla testa ci pendono lampadari, ti dico cadranno prima o poi, saremo già morti, mi dici tu, non è detto, ti dico io. Perché tutta questa ansia? Mi chiedi ancora, mentre su Repubblica.it qualcuno dice è tutto necessario, poi punti a capo, ancora a capo. Hai mai letto Wislawa Szymborska? Ti rispondo di no, spero che basti.
Foto: © Bernard Faucon