Il mio buongiorno con le labbra sporche di marmellata. Ci facevano paura le metropolitane e tutti quegli scontri fortuiti. Non ho ancora capito se è troppo piccola la città o le gallerie, ma prima o poi finiremo per incastrarci.
Così alla stazione centrale guardavo le valigie e mi stupivo di tutto quel fucsia. Sarà perché faccio fatica a vestire i colori, ma è così sciocco che tutto questo mi infastidisca. Se hanno inventato il fucsia una ragione poi ci sarà. Dipende da come lo usi, diresti tu, e finiremmo a parlare di questo “come” che sostituisce il “cosa” per importanze.
Lo stile è tutto scrivono i creativi sui manifesti, questi apoftegma sparsi per la città e ignorati dalle intelligenze perché troppo moderni.
Mentre in parlamento si gioca a rialzo, si salvano quelli che salgono sui gradini e al momento giusto sanno scendere, farsi una gran corsa, evitare di farsi catturare e poi basta un saltello e via in salvo, penso ai movimenti del tuo occhio che sa catturare i tagli della luce e distingue tra soggetti e sfondo. Io invece mischio il tutto in parole e tu ti stanchi in fretta, non finisci nemmeno di leggermi. L’estate scorsa me lo dicevi: non faccio apposta, ma dopo un po’ lascio perdere, non perché non mi interessi, è che la mia attenzione se ne va, chissà poi dove va.
Dovremmo parlarci per immagini, ma sai che fotografo male e disegno anche peggio, sarà che non mi ci sono mai messo sul serio. E in tutto questo ho perso il senno e non lo so più dove volevo arrivare. Cerco di fare chiarezza così vorrei distinguere tra parola bella e parola necessaria, e poi nel necessario cercare il bello. Quel che mi interessa della parola è il suono, il ritmo che prendono le nostre labbra.
Mentre mi leggi fai attenzione a quello che ti succede: la bocca, il respiro, le dita dei piedi. Vorrei che mi ricordassi come un qualcuno che suona le viscere e concede al pensiero due passi nel verde. Come il cane che muove la coda, raggiunge il parco e piscia in pace santa, così anche tu, qui tutto ribolle e non sai mai a dove aggrapparti. Lasciati andare, giù i pantaloni, come in montagna, noi dietro agli alberi, l’aria fredda, l’erba che fuma. Non ti preoccupare, nessuno ci farà poi caso e ti sentirai meglio.
Foto: dalla rete.