Pensò che non era il giorno per consumare l’attesa di un treno lanciando gli occhi sui binari e facendoli rimbalzare come i sassi piatti nel mare. Troppo tardi per visitare Firenze. Troppo presto per aspettare seduto su una panchina.
Tra gli abbracci e i saluti degli altri, le corse dell’ultimo minuto e i controlli della polizia fece forza sul braccio destro e si caricò la borsa a tracolla sulla spalla destra. Raggiunse il McDonald’s di fronte alla stazione e seduto sul gradino in marmo di una vetrina tirò fuori dalla tasca filtri e tabacco, il sacchetto trasparente dell’erba dalla tasca della camicia e l’arte del rollare imparata ai tempi della scuola superiore. Più d’un mendicante gli si avvicinò per chiedergli qualche spicciolo o una sigaretta. Lui nemmeno gli rivolse la parola e continuò lo strofinio tra pollice, indice e medio. Quando lo spliff fu pronto lo appoggiò tra le labbra senza accenderlo. Riprese la borsa e si incamminò lungo via Panzani. Il passo svelto ad evitare le chiome bionde dei turisti, dispensava sguardi ai vestiti lunghi e leggeri che facevano intravedere le forme di giovani femmine che si dannavano in discorsi fatti di c aspirate e superficialità tipiche del dopo lavoro. Il sole faceva risplendere le insegne delle gelaterie mentre i gelati rilucevano già di loro, tutta colpa dei coloranti, pensò il nostro, e allontanò l’idea di succhiarsene uno.
Si fermò davanti a una vetrina attratto dalle chiome pettinate delle commesse del pret-a-porter, pensò di entrare e chiedere un numero di telefono per un appuntamento futuro, poi si disse che chissà mai quando sarebbe tornato nella città del giglio, che era l’ora di chiusura e che nessun commesso ti dà mai retta quando ha fretta di chiudere il negozio e tornarsene a casa. Continuò su via dei Cerretani, poche centinaia di metri, voltò a destra in piazza dell’Olio, ancora dieci passi e lesse il nome sull’insegna: Nuvoli, fiaschetteria. Appoggiò la borsa contro al muro, prese lo spliff e dalla bocca lo mise con cura dentro a un porta sigari. Poi entrò, si avvicinò al bancone, guardò negli occhi l’oste e chiese: “Un bicchiere di rosso.”
“Scelgo io” Gli si rivolse l’uomo.
“Scegli bene.”
Poi prese posto fuori, seduto su uno sgabello, le spalle al muro e i primi bottoni della camicia aperti. Il calice colmo. Si bagnò le labbra, schioccò la lingua contro al palato in segno d’apprezzamento. Di fianco a lui due turiste americane bevevano sguaiatamente una Vernaccia, le fissò, poi si accarezzò la barba e spostò lo sguardo sulla strada. Fissò gli occhi di una giovane ragazza bionda vestita in bianco. Si sentì guardata, sorrise. Lui non cambiò espressione, così lei spostò le guance per la vergogna e aumentò il passo. Lui a quel punto rise, lei non se ne accorse, girò l’angolo e scomparve.
Oh, c’hai rotto il cazzo con ‘ste descrizioni, ma chi sei Kafka?
Voi volete sapere che fine ha fatto lo spliff e speravate che si facesse la blondie, eh. E io che devo fare, vi devo accontentare?
Segni d’assenso.
Ma se v’accontento non c’è alcun mistero dai, alla fine si ritrovano a casa di lei a scopare contro al muro, posso inserirvi qualche dialogo stimolante, ma la storia è sempre quella, lo sconosciuto interessante che seduce la ragazzina indifesa. Volete questa?
Segni d’assenso.
E poi non vi basteranno mai i particolari, nel senso che mi chiederete di descrivere il coito e dovrò trovare qualcosa di più originale di una mano che stringe le lenzuola o delle dita del piede che si aprono a ventaglio per descrivere un orgasmo. Volete gli schizzi voi.
Segni d’assenso.
Non sarebbe più originale se si fossero conosciuti su Facebook?
Segni d’assenso.
E magari se dopo l’amore uno confessa all’altro un segreto, magari una malattia. E se poi lui stesse aspettando proprio lei, là all’osteria?
E se finisse col sangue?
Segni d’assenso.
Se ci fosse qualcosa di più originale dell’amore?
No, eh.
Potrebbe essere un alieno, lui. Uno che non si affeziona mai, uno che seduce per puro narcisismo, uno…
Un cantante, dite? Un attore? Anche sì.
Me lo fumo io il suo spliff. E’ per accontentare voi che nessun romanzo avrà inizio e questa è un’altra fine. Mentre mi accarezzo la barba, sorseggio un rosso. Fisso una ragazza, una bicicletta, una scia bianca nel cielo.
Foto: autore sconosciuto, dalla rete.