Diciotto e diciannove anni e non dormire la notte e rigirarsi nel letto. Il telefono carico e il vocabolario con le tag dei giorni migliori. Vorremmo passassero in fretta questi giorni di giugno e lanciarci nell’infinita vastità del mondo, degli aerei e deu treni dei primi di luglio.
Ci chiedono di dimostrare quel che sappiamo e verremo giudicati con numeri che vanno dall’1 al 100, che è necessario fissare un tetto per non far piovere mentre ancora ci perdiamo nei vestiti a fiori delle nostre compagne e nella leggerezza svolazzante dei capelli lunghi. E abbiamo disegnato sullo zaino le linee interrotte dei nostri credo. Sul cellulare la carica dei cento e più contatti e le rassicurazioni degli amici, le preoccupazioni dei genitori.
Quando passiamo le notti seduti sulle selle del motorino o in palazzi eleganti, le case al mare per studiare meglio e gli amori da una botta e via per scaricare l’ansia. Indiremo un premio a questa estate mitica che ci farà entrare negli anni del pigro far nulla, dei viaggi d’Europa e della testa china sui libri quando lo vogliamo noi e perché lo vogliamo noi. Con la consapevolezza che il lavoro dovremo inventarcelo o magari saremo fortunati, che la fortuna conta parecchio, lo sanno i calciatori e lo sanno anche i ciclisti. Sudore, impegno, lavoro, conoscenze e fortuna.
We’re up all night to get lucky cantano i Daft Punk e ci fanno ballare. Non serve a nulla chiudersi in casa e incastrare sopracciglia nella tastiera, nulla costruire aerei di carta senza il coraggio di lanciarli dalla finestra, vederli planare sulla strada. Prendersi il rischio di scrivere lettere lunghissime e non aspettare risposta. Lasciare i porti sicuri e mettersi in difficoltà.
E magari essere a Milano stasera e andare al concerto di Jovanotti o magari a Roma quando suona Bruce Springsteen, sudare e dimenticare le preoccupazioni in quegli istanti di beatitudine che solo un concerto sa dare. E allora vai, prendi la macchina, lasciati andare, torna a ballare. Che la fortuna prima o poi arriverà e non c’è bisogno che mi metta a spiegarti l’etimologia.