E poi spiegami perché per sentirsi belli è necessario sentirsi amati. Che a Milano salutano soltanto i senegalesi mentre le vedi spuntare dai tacchi e non puoi perderti nel rosso delle loro labbra perché ci scivoli e poi imprechi. Per gli angoli ottusi del quadrilatero della moda. E quale bellezza salverà il mondo è una frase così ripetuta che ha perso significato tra i denti, come le cantilene dei bimbi ricamiamo sensi su quelle tre massime filosofiche, due stracci di superiori e quattro passi a memoria. Tra le canzoni ascoltate e le voci radiofoniche ripeschiamo granelli di discernimento. Hai voglia a scrivere sui muri le nostre rivoluzioni spray, l’odore anarchico dei tuoi capelli e la rivolta delle tue mutandine. In un tempo piccolo saremo di nuovo nell’aria, frammenti del moto universale, vittime del roteare dei nostri coglioni davanti alla sconfitta delle linee orizzontali sui campi di calcio. E mentre a Roma si svuotano i seggi, le istituzioni ecclesiastiche si fanno rombo e pernacchia, l’anello al dito è per lo Sposo, altro dito è il potere. In piazza affari le voci che si rincorrono e la barba incolta dei parvenu con le marce automatiche. Se vengo a chiederti dov’era il tuo sguardo come potresti rispondere? Quando mi hai detto che se sto seduto tutto il giorno davanti a un computer divento un computer. E invece mi sentivo così molle che non riuscivo a penetrarti, con gli occhi s’intende. Quanto sei bella te lo ripeto ogni notte, prima al cuscino, poi al soffitto, quanto sei bella quando non ci sei. Per le tue presenze inaugurerò parole nuove e versi e gioia. Ci faremo vocabolario per l’esperanto che ha animato gli anni novanta. E non mi farò problemi a scriverti come quei patatoni coi frigoriferi ricoperti del giallo dei post it. E non ti farai più la domanda della bellezza, perché ci sarò io, con le mani alzate a dare i numeri e a chiederti quanti sono, come gli ubriachi, e mi dirai che l’alcool come l’amore è soltanto una malattia.
Foto: © Letizia Battaglia.
Photo editing: Neige.
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