Per poi sentirci nei miei momenti di disequilibrio, l’accesso eccentrico al mondo delle idee e il lego colorato delle complicanze. Il gradino in marmo della stazione per lanciare gli occhi sul primo vagone dei treni e perdersi il paesaggio pensando al fumo che non c’è più, le caldaie il carbone e quei viaggi interminabili per favorire le conoscenze, il sudore perso sulla camicia e dormire uno nelle braccia dell’altro, la morbidezza delle chiome degli sconosciuti e contro il freddo il rifugio dei nostri respiri profondi. Biglietti prego e il risveglio, le fabbriche dell’hinterland e i bar chiusi del centro che oggi è festa e decoriamo le case di pietanze imitando il profumo dei nostri nonni. E quant’è bello il tasto verde del telefono, il suono breve delle tue risposte e quella tua fretta che sa di casa e piatti da asciugare. Io non lo so cos’è la conoscenza per gradi, gli etilometri cantano giambi per i saltelli del mio immaginario. L’esperienza del tavolo e il vino, lo schiocco caldo tra labbra umide e quella tua educazione in presenza che sai di ghiaccio quando stiamo lontani. E così vorrei sedermi qui sulla spiaggia e aspettare che tu ti sciolga come lo spritz per tutti quegli aperitivi che non ci siamo concessi, che iniziano al tramonto lo sai e terminano al mattino tra le espressioni che all’inizio teniamo nascoste sotto le unghie. E verranno a raccontarti di un Cristo e ti diranno che non c’è col mantra degli antifurti la notte di Pasqua che non mi fanno dormire, rivoltarsi tra le lenzuola e immaginarti nuda con le contraddizioni dell’esercizio della ragione. Poi l’esercito stanco del sì e le anonime processioni della provincia, il contingente rancoroso del no per confondere le acque e appigliarsi ai valori ai valori ai valori, e tornerà quell’Uomo e cadranno i templi lo sai e le scritte colorate dei centri sociali, e cadono gli scrittori, cadono i libri, bruciano le foreste e nascono altri soli, nei centri commerciali vendono vestiti tutti uguali, come HM e le scelte globali per lo stordimento delle nostre necessità. Rimarrà l’uomo, lo sporco tra i miei capelli e questi occhi stanchi e mi dirai vieni qui, e quando saremo abbraccio ti dirò che questo è tutto e il nostro inizio sarà soltanto un respiro, e un punto, e un bacio sulla bocca che finalmente non riuscirò più a parlare.
Che ci importa del mondo.