E scoprire poi che c’è, il freno a mano tirato e le autostrade in contromano. Coi cartelli delle città letti alla rovescia quando perdiamo il controllo, la velocità supersonica delle nostre relazioni coi coiti interrotti delle notti pigre quando le farmacie sono troppo lontane e decidiamo di farci del male rimandando le soddisfazioni al domani. Gettare sul pavimento i nostri vestiti per dimenticarci della taglia 40, gli ideali smarriti dell’adolescenza. Non piove mai e Milano non piange. Le nostre facce che si sono fatte nere coi gas di scarico delle nostre responsabilità e la metropolitana che non conosce i tuoi ritardi. Abbiamo rivoltato le coperte all’ansia che per i baci delle tristinotti non bastano le nostre labbra. Ci ritroveremo qui prima o poi a parlare di felicità, le camere, i bar e i nostri viaggi nelle periferie lunari di Milano est, di quando hai alzato le palpebre per separarmi le acque del cuore. E poi mi hanno travolto. Coi capelli arruffati dici che sembro quell’attore argentino dei Viaggi della motocicletta, ma lui ha gli occhi verdi e sorride sempre. Imparerò ti dico io. E’ troppo tardi mi dici tu. Abbandoneremo i modelli agli stilisti io e te e ci lanceremo senza aerei, senza paracadute io e te su questo asfalto di strade e su queste linee blu che ce la fanno sempre pagare. E con la vernice bianca faremo ghirigori sul muro, la tua schiena nuda e poi sui pavimenti, il parquet e i letti rovinati dai tuoi seni bianchi che spruzzeremo libertà dove ci pare senza sapere i perché di tutti gli altri, della nascita dei dinosauri. Ed era la fine del mondo, come quel rosso che bevevamo alle tre di notte e poi chiudevamo gli occhi perché eravamo troppo stanchi e tu mi davi la mano che lasciavamo la televisione accesa solo per farci compagnia.