E allora togliti questi vestiti da stronza e trattami da persona, vita. Mi hai tolto gli occhiali e ci vedo doppio come le figurine della serie A, i pacchetti che mi portava papà quando tornava dal lavoro. Tutto è distorto ora come le chitarre degli adolescenti con queste casse appese al soffitto che non hanno imparato i sussurri. Non sono fatto per i silenzi, lo sai? Ti voglio nuda, vita. Coi fianchi sporgenti, le mammelle piene. Fammi succhiare il midollo il profilo lungo della tua schiena. E rimani in piedi quando ti guardo, no, non girarti, non vergognarti. Andavamo ad un compleanno ieri sera e due ragazzi tornavano da Roma coi manifesti delle nostre insoddisfazioni, le candeline per le processioni e le litanie di sinistra. Ti sei mai chiesta perché i partiti hanno le bandiere? E perché mai un nome così buffo; dove sono andati e prima o poi torneranno? Ti scrivo questo mentre stringo amicizie superficiali, che sei partita per il nord con la transiberiana nel cassetto, e parlo con tutti e cerco un maglione blu portato largo, la sciarpa in tinta ed il coraggio di andare oltre. Si sciolgono le montagne e ghiaccio nei nostri polmoni, dovremmo stare al caldo coi piumoni grandi per scioglierci. Le nostre mani che sanno ancora intrecciarsi. Che non ho scelte, ma soltanto gesti, contorni: il modo in cui ti siedi, la tua prima parola, i tuoi occhi umidi. Anche la pioggia si è messa a disegnare cornici ai miei umori. Verrà un tempo in cui studieremo il futuro mentre i fiumi esplodono e ci diamo le colpe quando dovremmo stringerci e farci argini. Le tempeste ormonali delle nostre rinunce. L’inverno è così severo con i lillà.
Post spettacolare… pregno di intensità… complimenti! Mi piace moltissimo.
Spero che presto lei torni…
Un bacione,
Paola