E poi non hai risposto e l’avevano detto in tv

A Milano il caldo è umido.
Sudo di notte.
Sudo di giorno. In pratica sudo sempre ed è una noia.
Presto arriverà l’autunno e marciranno le foglie sotto ai piedi. E tutto odorerà di miele come le case piccole che ospitano gatti. E tapperemo i buchi alle scarpe.
Poi pioverà e io continuerò a lasciare ombrelli improbabili in giro per la città.
E quando sarà freddo aprirò le finestre per guardare i passanti che affrettano il piede e cercano riparo nelle calze bagnate appese ai caloriferi.
Intanto la Juventus ha vinto la prima di campionato e ci siamo tutti montati un’altra testa sul collo.

E poi ci sei tu al di là del Tevere.
Un po’ stronza come i parigini che se li conosci poi capisci che sono consapevoli e belli. E non sono mica stronzi per davvero.
L’isola Tiberina non assomiglia per niente all’ Ile de san Louis. Claudia Cardinale saluta dalle finestre e spalmare patè è un passatempo per gli studenti fuorisede.
E poi io non lo so cosa mi piace di Parigi, tutte le città dovrebbero avere un fiume che le attraversa. I fiumi regalano orizzonti, lo sai? La vera domanda è cosa ce ne facciamo poi degli orizzonti? Credo riposino la vista e chetino l’ansia.

E gruppi di ragazzi nelle stive dei barconi ormeggiati sulla Senna, lo stretching per le capriole e l’arte di strada. Le canzoni improvvisate sul canal san Martin chissà mai se i francesi canteranno Battisti? Le bionde trecce tu non le avrai mai. Le guance rosse sì.
E continuo a perdere i treni, le metro fanno ritardo e a Milano è ormeggiato il mio motorino.
Che non lavoro più al bar te lo ricordi?

E intanto in finale al premio Tondelli ci sono testi che chiamarli inediti sarebbe un’eresia. E allora che fine faremo noi che abbiamo ancora la lingua?
E questo non è un pezzo per il mio blog.

Esiste una scrittura piatta come le tastiere dei computer. Ci ho rovesciato sopra una birra belga e ora appiccica come la resina dei tronchi e non scrive più crea solo spazi per il pensiero debole.
Che senza computer si pensa meglio e si prende sonno prima.

E chissà tu come stai. Le tue serie televisive. Le riviste sesso e cervello. Che fine abbiamo fatto noi?
Verranno a cercarci e ci troveranno nell’erba alta. E agli attacchi dell’alcool replicherò coi versi. E poi verranno i falò e i contadini saluteranno l’inverno. La metro a Milano chiude alle sei e i week end saranno infiniti.

E poi taglierò la barba prima o poi che senza barba divento vulnerabile.

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