Poi prestami una scala che voglio toccare il soffitto cambiare le lampadine bruciate e fare luce su questa stanza che non sarà sempre giorno. Le altezze non mi spaventano più ti dicevo che ero tutta carne, che volevo raggiungere la bellezza perfetta e non ho mai trovato una donna che mi mettesse in difficoltà con le sue braccia deboli i suoi trucchi poveri, che s’addentrasse nei pozzi del mio ansimare nelle mie pause tra le respirazioni notturne e non parlo di sgambetti tra adolescenti, di porte blindate tra cosce bianche. Il mio cuore abituato alle tachicardie fatica a godersi l’ora chiara del dopotramonto. Dovremmo imparare a sederci io e te e far del silenzio un discorso. Le parole sono troppo importanti per farne cascate e lavarci i panni sporchi le macchie di vino sulle nostre coscienze. E il vuoto rivela i contorni lo sai come quella volta di prima mattina il tuo cappotto lungo il cappello giallo, che anche il Duomo si è sporto per guardarti la tua passerella con Vittorio Emanuele secondo a chiederti come stai dove vai. E poi non eri tu, ma avevo raccolto le briciole riempito i miei occhi per la colazione dei passeri e il loro voli a saltello. Coi frecciarossa che fanno ancora ritardo mi ha chiamato un amico passo da Roma per raggiungere il mare e non ti puoi immaginare quanto è bella. Non abbiamo parabole per descrivere meraviglie. E avrei voluto spedirgli quei bastoni a Y per la ricerca dell’acqua per trovare ristoro tra le tue guance e passare la notte avvolti nella tua lingua lunga. Gli incendi dei miei condomini, i piani alti dei miei farò tornerò i miei sguardi profondi per illuminare la notte. Il faro rotto del mio motorino e le frecce per annunciare le svolte. Ma ho dormito poco stanotte e mi perdono queste incoerenze. Pensa di meno suda di più. E non voltarti al primo rumore tanto lo sai che Milano è un cantiere come quando avevano messo i ponteggi sulle spalle del Duomo e li avevano coperti di foto per darci un’idea del rosa dei marmi. E poi una mattina non c’erano più.
“Dovremmo imparare a sederci io e te e far del silenzio un discorso” c’è tutto in questa frase…
un saluto Tiziana
Grazie Tiziana!