Le tue frasi di circostanza. Mi hai appeso al muro come le libellule. L’ago infilzato nella schiena per farmi restare dritto. Sono giorni duri questi. Ci hanno versato il cemento tra i piedi e ci sentiamo più pesanti. Tutta questa immobilità tutta questa precarietà. Dal basso guardiamo le scie degli aerei qualcuno mi ama qualcuno mi pensa. I dirigibili per i viaggi dei nostri pensieri nascosti. E alla parola pompino mi si chiudono gli occhi. Siamo diventati cimiteri strafatti di aforismi. Le ricerche del sacro graal, la perla preziosa e i campi per le battaglie. Non me l’avevano detto che eri prigioniera. Ma senza prigione o avversari che gusto c’è? Sposeremo prima o poi le principesse. E diventeremo re di noi stessi. Puoi parcheggiare la vespa lontana da casa così non mi accorgerò delle tue partenze. Non ti preparerò niente per cena e mangeremo quel che rimane di noi. E suderò, suderai, diventeremo acqua e fiume e mare e tempesta. Saremo altro negli altrove dei nostri sguardi. Non penso a te. Non penso a te. Però ti scrivo. Che è come un disegno da bimbo. Quel che vorrei. E’ solo un disegno da bimbo. Che vado oltre i contorni e tutto sembra un sole, un’esplosione intergalattica. Come guardare le stelle nelle notti di luglio. Esprimere desideri. Ma è ancora presto per le stelle cadenti.
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