Così mentre un uomo mi taglia i capelli mi chiedo se ha ancora senso stare qui, in queste stanze fatte di specchi e di bianco, di prodotti di bellezza dalle confezioni lucide lasciando il capo all’acqua e ai discorsi tangenti, quelli che sfiorano soltanto la realtà, ammesso che poi ne esista una.
Quando mi sorprende l’emozione invece mi si bagnano gli occhi, succede con le canzoni ascoltate troppo che mi sorprendono in tutta la loro forza suonate dal vivo, succede col tuo ricordo e i pennarelli indelebili coi quali mi hai firmato le braccia. Se tutto fosse una festa avresti scelto me come compagno di bevute, se tutto fosse una festa forse non ci preoccuperemmo nemmeno troppo dei nostri passati e nemmeno delle nostre giornate, vivremmo l’istante e l’euforia dell’incontro, accenderemmo candele per illuminare la stanza e ci arrampicheremmo sul tetto per scovare le stelle e contarle.
Vorrei dirti che non mi interessa come ti vesti, vorrei dirti che casa mia è splendida, ma io una casa non ce l’ho e ho disegnato le mie estetiche su quelle che mi hanno preceduto. Ora non ti so spiegare cosa mi esce dal cuore quando ti incontro e quali finestre spalanco per prendere la luna al mattino quando la luna non c’è.
Chissà se insegui il carro del sole o le vicende incredibili di chissà quale supereroe. Io sono normalissimo, così normale che a volte mi pettino i capelli in modo strano dopo la doccia, ma mi sento ridicolo e passo il phone per cancellare l’imbecillità e riscaldarmi le tempie e non pensare a nulla, ascoltare la musica, ascoltare la musica.
Non mi interessa sembrare quello che non sono e indosso ancora sciarpe lunghissime come se fossi malato per proteggermi dall’insensibilità delle strade di Milano e dei giri stretti delle amicizie.
Vorrei dirti che la provincia è bellissima, portarti a fare il giro del parco Lambro e dirti che assomiglia alla Toscana, ma non è vero perché non c’è il vino e la c aspirata devo fartela io.
Ci immaginavo allo specchio e ti abbracciavo da dietro per proteggerti e per guardarti, per toccarti e guardare tutte le forme che prende il tuo volto e gli spazi concavi del tuo corpo. Quando ti conto le costole non è un passatempo e nemmeno un esercizio. Voglio conoscere tutte le tue interiorità e poi dimenticarmi che giorno è.
Lo sciopero dei trasporti ci ha ridotti al silenzio così tu te ne stai nella tua stanza ed io nella mia. Le nostre camere separate direbbe Tondelli, che mi manca, mi manca tantissimo. Come si può voler bene alle persone che non hai visto mai, pensa a chi hai visto almeno una volta.
Invece vedo stanchezza negli occhi degli amanti e non ho pietà dei vezzeggiativi, non l’ho avuta mai.
E dovrei mettere di scrivere di me, lo sai, lo so. Ma è notte e chissenefrega, sto diventando menefreghista, dici, forse no, almeno non adesso, ascolto una canzone piccola che non ha niente da dimostrare, io invece tutto, ma c’è del bello.
Foto: dalla rete.