Nella borsa un preservativo nuovo che non serve a niente. A disperdere l’amore siamo buoni tutti. È luna piena, il piede inciampa sul sampietrino. Vetro tra le nostre mani per non ferirci, dimenticare l’ansia a colpi di glu glu. Compongo numeri sulla tastiera dello smartphone, se uno porta a te, gli altri a debolezze. Nei bar gli schermi bianchi con le immagini dei calciatori illuminano le nostre guance, non c’è bisogno di trovare senso alle ore, il prato è sempre verde. Rapporti superficiali sugli scalini, le fontane che non si accorgono del tempo e quegli incontri acerbi che promettono frutti. Non ti insegnerò nulla, non proverò a portarti dove tu non vuoi, saremo liberi come le lucciole, ultimi di una specie che non conosce buio. Fai luce altrove, ogni tanto compari in chiarori. Non c’è alba che ti assomigli, nessuna brezza che nasce al tramonto regala sospiri più delle tue gambe chiare. Sei muro e geco, dalle tue altezze guardi le mie tavole apparecchiate alla meglio, non ci sono briciole qui, nemmeno passeri a guardarci di traverso. Mai intorno alle tovaglie, noi, confusi in alcol e sguardi altrove. Questi vestiti a fiori, lo scorrere neutro dei giorni e le nostre date appuntate sul quaderno. Non fare tardi, dicono. Provo a confondermi col traffico, come il filo di rame nelle ali degli aerei, il caffè nella moka. Son pronto ad ardere e brillare. Non c’è bisogno tu vada lontano a cercare gli ultimi. Noi qui. Sudati e soli. Tra la moltitudine dei cestini dell’immondizia, nel fumo denso della weed, la voce acuta di Beyoncé. Quando i migliori fanno dei boomerang con la presunzione e poi un amico si offende se gli dici quel che pensi. Dov’è la verità, dov’è? Ti chiedo. Tu non mi guardi, magari lo sai. Non lo dici.
Foto: © Benedetta Falugi, http://www.benedettafalugi.com