Giorni a non pensare alle liceali nigeriane, ai campi profughi del nord dell’Eritrea, alle guerre nascoste dalle canzoni pop e dai talk. Presentano libri a Torino, quella cultura che ci salverà in un edificio immenso. Presto lo scambio degli allenatori e gli investimenti sui giovani.
Ci lanciamo sul materasso per sentire il peso del corpo, scoprirci rimbalzare. La nostra spina dorsale si concede all’orizzontalità del letto mentre chiudiamo gli occhi e i muscoli si muovono ancora. Dicono è stress, ansia da prestazione, battaglie col pensiero finite in pareggio.
Giorni al parco dei tarocchi dove tutto è possibile, tutto immaginabile. Dei suoi mille specchi, i noi frammentati tra i grandi seni delle madri sui piedistalli. Una notte a Saturnia, una notte in tenda. Sempre le stesse stelle per il nostro sguardo consumato.
Giorni col pensiero di te che deforma le labbra, scoprirci a venire nel lavandino, a desiderare le terrazze soltanto per l’amore. Non bastano più i bicchieri di vino, non gli orizzonti, dimenticare l’istante nell’ansimare smodato dell’orgasmo.
Sognavo uomini sui balconi con le mani strette al membro, trarre ispirazione dalla luce e fecondare la terra con la gioia. Una pioggia bianca che solo i più vecchi ricordano. E scandalo sulle bocche dei buoni, scandalo sui jeans skinny dei nuovi giovinetti. Allentare la briglia e perdere il controllo cosa significa?
Non dimenticare mai che l’uomo è un animale e per umanizzarsi non basta l’equilibrio, non la serenità e nemmeno il conto pagato al ristorante. Dello spirituale del corpo e dei tuoi piccoli passi, delle tue scarpe che non vedo da tempo, di te che mangi le patatine e sorridi.
Quando dimenticherò lo sguardo degli altri, quando non temerò il giudizio e lo scandalo, quando imparerò a dire no.
C’è un linguaggio tra i ghiacci delle montagne, una lingua faticosa e che costringe al sudore. Eppure quando solo ci posi il piede puoi riprendere fiato, guardarti intorno. Qualcuno la chiama consapevolezza, altri non se ne ricordano nemmeno, qualcuno ne nega l’esistenza.
Io, io sono ai piedi della montagna, faccio un inchino e inizio a camminare. Potevi darmi una tua foto prima del viaggio, di te che ridi, sembra patetico, ma chisseneimporta.
Foto: dalla rete.
ecco. Chisseneimporta. Ben detto.