Alle prime attenzioni cedono, le mille solitudini. Cedono all’attrattiva di un corteggiamento. Cedono alle labbra, alla paura del rimanere soli per sempre. Perché non fai la valigia e non distendi i pensieri sul letto, riempi gli armadi di vorrei e poi li chiudi, pieghi la schiena al caso, chiudi la porta alle invadenze. Qualcuno la chiama strategia, altri bisogno di farsi arrestare. Lasciamo tracce ovunque con la leggerezza dei daini, le sei del mattino e una casa tra gli alberi. Tutti quei risvegli con la tazza del caffè tra le mani giunte. Pregheremo il sonno di farsi da parte, il sole di scendere ad abbagliarci gli occhi. Pensare che al nostro fianco c’è il meglio possibile, la consolazione all’eterno girotondo.
Mi dici chiudi gli occhi e immaginami, mi vestirò come vuoi, camminerò come vuoi ed io sarò come tu mi vuoi. Non sarai capace, ma ci abitueremo. Tu guiderai e io starò seduta alla tua destra. Deciderò dove andare e quando fermarci. Noi sempre al mare. Rinuncerai alle cene con gli amici, ti farò mangiare sano, berrai di meno e non fumerai più quando rimarrò incinta. Compreremo una casa, una casa grande, la mostreremo agli amici e arrederemo il vuoto col design. Lasceremo fuori dalla porta mendicanti, politici, preti. Ci circonderemo degli artisti del momento, appenderemo ai muri ristampe bellissime, frequenteremo le gallerie d’arte in occasione dei cocktail, adotteremo una figlia a Bombay e un cane ad Ottawa.
Ci dimenticheremo presto dei genitori, delle rughe dei nostri padri, delle vene varicose delle nostre madri. Occhiali neri sul bordo della strada e cortesia ai crocicchi. Noi due, soltanto noi due, che non bastiamo nemmeno alla sala da pranzo. La lista nozze non serve a nulla, mangi la pizza seduta sul divano, tu e le tue serie americane, io e il mio lavoro.
Diventeremo i più belli, i più bravi, sempre vestiti a festa e poi… riempiremo di risate le notti, ci accompagneremo ai prossimi per condividere i problemi, i luoghi comuni. La proprietà privata è necessaria dici, io mi guardo intorno. L’alfabeto degli adolescenti finirò per capirlo. Nostro figlio va alle elementari, la maestra ha chiesto di parlarmi, ho da fare, vacci tu. Io sono in palestra, chiama tuo padre, chiamo mia madre. Ho sonno, io dormo. Hai sonno. Lasciami solo. Anche tu. Così festeggiamo gli anniversari e ringraziamo la televisione, il calcio, la moda.
Ti amo, anch’io. Ma non ti vergogni?
Foto: Makoto Fujimura
…effettivamente