Verrà, un momento verrà. E’ così complicato scrivere di giorno, con la luce che infilza gli occhi e le mani che desiderano i tuoi fianchi. E ti domandi perché non di notte? Rispondo allungando la voce e trascinandola sul pavimento, suoni inconsueti e denti contro denti e lingue contro lingue e bocche dentro a bocche. Ma la scrivania è sempre la stessa, il lampadario sempre lo stesso e tazzine di caffè già consumato appoggiate dappertutto. E fogli sparsi, e capelli strappati o persi.
Vieni tu a stropicciarmi gli occhi a chiedermi di nuovo come sto, non credere non sia importante. Sotto i balconi il nostro riparo mentre le frecce delle auto ci avvisano dei cambi di rotta. Mentre i prefetti alzano la mano e indicano la via del rigore, murano case occupate dai vecchi credo populisti, chiudono le pizzerie dove la mafia non c’è e mai ci sarà, dove il pensiero è aperto, hanno il fare altezzoso dei bulli adolescenti in divise tutte uguali. I buonisti stanno lontani, il fumo denso degli spliff fa storcere il naso. E c’è chi sale ancora sui tetti per urlare al cielo libertà.
Il suono pop delle radio e la musica classica lasciata in mano a signori dall’aria noiosa che al bar sorprendono con l’ironia e la sincerità. La sincerità. Le tue scarpe nere, i tuoi pantaloni stretti e quel trucco che ti rende un’altra, quasi trasparente.
Ti preferisco con gli occhiali da sole mentre tra le strade rifuggi gli sguardi. Ti preferisco ora che non ci sei, ma non è vero. Ho imparato che bisogna dire come va il mondo e poi schierarsi: la posizione forte, il cazzo sempre duro, a volte durissimo, mentire sui propri insuccessi e dire spesso ti amo, o ti stimo.
Non confonderò i cuori ora, farei torto al rosso e ai tuoi passi mai uguali. Farò dell’immagine un punto di vista e basterà quello, chi sono io per dirti che fare, o dove andare. Chi sono io? Questo lo sai o ancora te lo stai chiedendo? Mille domande, questa è di troppo. Se solo allungassi le braccia, affondassi le mani nei miei capelli, ci troveresti un gabbiano, che se ne fanno del mare in città, che se ne fanno i gabbiani delle auto in sosta? Cagano e poi riposano, si guardano intorno, poi ricominciano a volare. Non farti ingannare dalle sostanze aeree, dalle braccia spalancate, dagli occhi altrove, dalle barba incolte, dalle labbra strette, non farti ingannare.
Foto: dalla rete.