Mettici un altro cuore sopra il tuo cuore, il tuo non funziona più o funziona troppo, che è come dire che è guasto.
Ci siamo ritrovati e già era sera, hai ordinato un vino rosso, io anche. Non era granché, ce l’hanno spacciato per buono.
L’educazione, è vero, mi piace. L’educazione, è vero, non è educata quando è maniera. Ma che ce ne importa.
Non ci importa di nulla. L’amore, sì, di quello nemmeno ci importa.
Forse dei tuoi capelli, del tuo stato di salute, dei vestiti e delle borsette. Forse di quello.
Forse dei bisognosi, dei poveri, dei diseredati, dei profughi, degli handicappati.
Come fa a parlare dei diritti dei lavoratori chi non è mai stato licenziato, come si fa ad affezionarsi della diversità quando non ci si ha a che fare davvero?
I miei amici più cari hanno dei figli ora, che ne so io, che ne so io come le vite cambiano?
Oggi un uomo rispondeva ad un altro che gli chiedeva: Sei tu un radical chic? Sono figlio di contadini, io.
Saranno le nostre nascite a definirci? Oppure è la città, il gusto, lo sguardo e i colori che decidiamo di indossare?
Perché ti vergogni di parlar d’amore quando alla fine è l’unica cosa che importa. L’unica che mi fa alzare il culo al mattino, l’unica che mi fa prendere sonno o rimanere sveglio. Continuo a incontrarti nei sogni, ma non te lo dico più, che tanto non serve.
Perché ricerchiamo i nostri contorni nella realizzazione personale quando alla fine non sappiamo scegliere? Quando non scegli vuoi tutto e tutto non hai. Ho girato il mondo per ritrovarmi più esperto e più solo. Ti ho girato intorno per sapere come si sente la terra intorno al sole che tutto brucia.
E giro ancora, giro. Finché la nostra pelle cadrà, il muscolo floscio, il tuo sedere sarà più grande, forse riuscirò ad abbracciarti, chissà che dirai, se ci sarai.