Dei sottofondi

Seduto al tavolo nell’alto cielo delle terrazze, tra l’erica e il piccoli ulivi in vaso, seduto a gambe incrociate per non far prendere freddo ai miei piedi sempre nudi, appoggiavo il sigaro sul piatto del caffè, chiudevo gli occhi e lasciavo asciugare i pensieri al sole.

Pensavo sarebbe bello stare qui ore a cercare di non immaginarsi le vite degli altri, a dar noia ai vicini ballando quelle musiche col ritmo sempre uguale. Ad ascoltare i discorsi dei tuoi amici mi annoio presto così riempio il bicchiere e mi faccio di sorsi e tutto è più accettabile, una lunga ninna nanna che mi conduce a non sentire più nulla e a non offendermi per la mancanza di attenzioni, per la piccolezza delle parole che per quanto perfette non varranno mai il tempo.

Condividere il luogo e il tempo e dilazionare il possesso. Vorrei facessimo colazione insieme, con le tazzine bianche e i piatti bianchi, con la tovaglia bianca, con l’odore del pane, con il tuo sguardo che vuole essere lasciato in pace e i tuoi capelli che vengono dalle lenzuola. Potremmo anche non parlare. Magari potrei sfiorarti o versarti il caffè, riprendere il sigaro e continuare a fumare.

Non leggerei libri per settimane, troppo impegnato a buttar giù le mie insicurezze, a proteggere il basilico in pianta che abbiamo messo sul balcone della cucina.

Intanto c’è Clara che combatte per la sua giustizia e s’arrabbia col cielo, lo colpisce coi fuochi artificiali, Giulia che è scrive l’ennesimo curriculum e cancella i suoi studi, sommersa di volantini di pizzerie e kebab; Shanti continua a fotografare la realtà come l’immagina, mentre Davide scrive articoli lunghissimi per quindici euro. Rosario è caduto dalla Vespa, si lecca i danni d’immagine e pensa al significato dell’esistenza, sua figlia gli firma il gesso e gli dice che invidia, vorrei portarti in classe per farti fare gli autografi dai miei compagni. Laura indossa un grembiule a trent’anni e cammina su zattere altissime, porta sulle spalle cartelle enormi in pelle e si trucca sempre col nero, spende lo stipendio in concerti, Marianna continua a fare foto nuda e a pubblicarle sui social network, si vergogna però se la guardi negli occhi.

E tu resti sempre distante, con la valigia chiusa come se questa vita fosse sempre una partenza e quando si arreda casa è per fare un’opera d’arte, poi trasferirla. E io non sto mai bene dove sto, immagino sempre un altrove. Immagino sempre un qualcuno. Dice che ci si guarda intorno soltanto quando si è soli, ci si orienta nel bosco in solitudine, la soglia dell’attenzione cresce, ma è nel desiderio che si trova il coraggio d’andare e si dà senso alla parola nel passo.

Di quando il cammino di Santiago non mi ha detto proprio nulla, concentrato com’ero su di me. Mi sono svegliato così tante volte all’alba che ora ragiono soltanto a mattino inoltrato. Solo una prova di forza. E’ come andare a una festa e obbligarsi a non bere, a non mangiare schifezze. Il sacrificio è qualcosa che capita, non è un destino.

Mi chiedi perché scrivo tutti i giorni e ti rispondo che non rifaccio sempre il letto. Poi ti muovi davanti a me come fanno le canne dei laghi, mi inviti al tuffo e io ti rispondo di no, il cuore altrove.

Poi mi dilungo, ti dico che mi interessano le persone e pochissimo i sottofondi. Tu trovi la luce giusta e mi scatti foto in salotto, faccio fatica a tenere le mani aperte, così ti ci infili nel mezzo, nel tuo petto rumore di rotaie, fischiano i treni dentro alle stazioni, e del lavoro chissenefrega, sarà per un’altra volta.

Foto: Gabriele Basilico

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3 thoughts on “Dei sottofondi

  1. Sophie ha detto:

    Ho trovato questo blog tramite twitter, navigando in un mare di noia notturna che ormai accompagna le mie notti insonni.
    Ho letto con piacere qualche post per rendermi conto che si, c’è ancora gente che ha davvero del talento, soprattutto nello scrivere. Non siamo ridotti solo ai Fabi Voli.
    Ma mi è scesa un pò di noia quando, al quarto post letto, ho scoperto che era esattamente tematicamente uguale a tutti gli altri. Ne ho aperto uno random e ho avuto la conferma.
    Peccato che un talento nella scrittura cosi bello sia penalizzato da una tale mancanza di argomenti.

    • Marleo ha detto:

      Cara Sophie, ti ringrazio ed hai anche ragione. Ma è un blog, son pensieri gettati tra i pixel. Sono tantissimi, così tanti che si assomigliano. Poi ci sarebbero i romanzi, ma quella è un’altra storia.

  2. Sophie ha detto:

    Appunto, se volessi leggere un’unica tematica prenderei un romanzo. Ma forse sono troppo puntigliosa io, ma provaci magari, a mostrare altro 🙂

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