Il primo davanti al palco o l’ultimo della fila, farsi spettatore dietro ai grandi schermi a intonare i cori, accompagnare il cantante.
Le rincorse alle transenne e i due metri dell’uomo a limitare lo sguardo.
Che te ne fai della folla, che te ne fai di una maglietta sudata, di tutte le emozioni che accumuli nel cestino dei vestiti sporchi? Quando al risveglio ricordi soltanto i sogni peggiori, l’odore delle padelle, la cena del giorno prima.
Dimmi cosa ti vieta di proiettarti in futuro? Per quei pochi istanti di terra vuoi smetterla di rinunciare a vivere? Pizzica le corde della chitarra anche se hai appena imparato, lascia le docce al canto, ascolta la musica che ti piace non quella che ti insegnano gli altri, gioca ancora con le posate, se vuoi, ricorda di svuotare la tavola prima del caffè, di lasciare la tovaglia ai discorsi. Che vuoi insegnarmi tu? Nulla, ti dico io, so quel che mi piace e quel che mi spaventa.
Parlami delle impossibilità dei discorsi in piedi davanti al caffè, delle ore vuote trascorse su twitter.
Mi dicevi viviamo in campagna, scegliamo per vicini i cani, le galline e i cinghiali dell’alba, magari il cervo ci farà dono di una fotografia. E invece dalle nostre riparate solitudini guardiamo altrove: il verso animale del branco, la retorica della lamentela, l’invidia e lo sguardo al vestito più caro.
Guarda a te stesso, dicevi, ogni giorno ha la sua pena, cosa vuoi caricare sulle spalle. Non sei un asino, nemmeno un pavone, non hai bisogno di fare la ruota per farti notare. Così prendevo il rullino, la macchina fotografica più vecchia, le istantanee e l’attesa di uno sviluppo.
Non abbiamo più tempo, dicevi, come se fossimo padroni di qualcosa, come se le debolezze non dominassero gli altari. Dentro le fragilità i tagli sulle nostre dita, le unghie consumate, gli angoli del nascondimento, gli abbracci al cesso, le lacrime vietate agli sguardi e i balconi per immaginare i tuffi. Quando ci renderemo conto della sconfitta subita saremo vincenti, ogni giorno la sua gioia, ogni giorno il suo gradino.
Ora donami soltanto bianco e lune crescenti di denti, tu, mia sola gioia, mia amica, mia piccola vita.
Foto: dalla rete.