Così la televisione della Corea del sud mica la puoi guardare. Ti chiedi chissà se ci stanno le ballerine o i muscoli sodi di Mtv. Chissà quale altra cantante ci mostrerà autostrade di gambe e spliff preconfezionati da drogherie olandesi.
Dipingiti ancora le labbra di rosso e affronta la strada. Supera i posti di blocco degli sguardi degli altri, i loro discorsi fatti di numeri e clienti, il pastoso zucchero a velo e le aspirazioni incastrate nei lavandini. E lascia perdere i buongiorno, indossa un cappuccio e tagliati la lingua da piccolo.
Viene quel tempo dei padri che seppelliscono i figli, gli stadi ubriachi di cori e i litigi tra i pugni alzati, una ragione per ogni insulto e la proprietà privata dei centri sociali. Le case occupate e poi chiuse a chiave e quello sporco tenuto nascosto. Sarà la natura dell’animale che protegge il territorio e piscia ovunque per far sentire il puzzo del branco.
Sarà che le tue cosce mi tengono compagnia in questa noia irrisolta. Dei pomi d’ottone ai bordi del letto e degli specchi che usavamo per guardarci i muscoli finalmente in tensione. Che snobbavamo le palestre e non sapevamo nulla dei parlatoi, delle tue carceri ai bordi del naviglio e di tutta quella ciurma che veste in livrea.
Così tu prendi aerei, tu invece auto, tu ancora autobus e biglietti del tram e dorsi della mano neri d’inchiostro. Rimanere puliti è impossibile, mi dici. Poi scoperchi il cofano dei tuoi occhi per la messa in moto di tutte le mie vasodilatazioni e l’attività accelerata dell’ipotalamo.
Quel che rimane sono solitudini che sconfinano in isolamenti, non basterà l’acqua sul fuoco, pastasciutta e vino e notti insonni, incubi ricorrenti, ansia e petto che sembra esplodere, respiro che rimane nel ventre, succhi gastrici a rincorrersi in gola. Non basterà tutto questo a colmare il pozzo della mia irrequietezza.
Verranno gli elicotteri e troveranno una folla radunata in nome della curiosità. Per la paura del vuoto ci costruiamo vite debordanti. Io non possiedo nulla: soltanto tagli sulle dita, milioni di pagine di libri, parole scritte a penna, bigliettini ripiegati su se stessi, e desiderio di disciplina e di orari fissi. La libertà scompare a nominarla, è un po’ come te, che a furia di cercarti si finisce per perderti.
Foto: Toshio Saeki.