A forza di colpe

Le maratone a rincorrere i draghi della finanza e il ritiro delle truppe in Afghanistan, molto ancora da fare e troppo poco da immaginare.

La tua curiosità nello spingersi altrove, tra i muri crivellati i nostri colpi di testa e le tue pose in cerca di equilibrio.

Hai mai domandato agli occhiali di mettere a fuoco i contorni delle nostre vite imperfette tra i viaggi in auto con le luci accese e i suoni blu delle volanti della polizia? Ci avevano detto ancora un altro anno, uno soltanto e vedrai che ci rialzeremo tutti in piedi e nessuno più si ricorderà dei girotondi, poi usciremo dalla dinamica del tu-io per allargarci in conoscenza. Non servirebbero a nulla le mie spiegazioni e l’uscita dai classici rituali dei petti gonfi, non capiresti, qui è tutta una guerra di proprietà privata e l’originalità concessa al vestire, vietata alla vita. Mentre dimentichiamo lo sguardo periferico nei film di successo per l’allenamento dei muscoli delle labbra.

E’ il calcio quel che salva i miei weekend, poi le tue foto e la mostruosità dei miei specchi, gli ombrelli lasciati chiusi quando fuori piove per sentirsi vivi e poter dire di esserlo. Le lune storte guardate dal basso, i buchi neri del mio cervello e di quella tristezza infinita che ti coglie in solitudine.

Tirare una riga sugli obiettivi non raggiunti e scardinare l’anima a forza di colpe.

I pesci rossi vivono fino a vent’anni e non servono a nulla se non ad addestrare all’amore: il cibo e la pulizia di una vasca, ecco tutto.

Non me ne volere se trascorro i momenti bui ad osservare dalla finestra le pozzanghere e il fango. Onde enormi invadono la spiaggia, quanti se n’è mangiati il mare, mi dici tu, ci tiene buoni d’estate e ci divora d’inverno. E i sassi consumati sotto i tuoi piedi sono fatti per le tasche, ci appesantiamo di vino e di pesce per affrontare quel che resta del giorno.

La mia pancia, che sia piatta o gonfia, ti dice come sto. Lascia perdere i miei occhi, le mie occhiaia nere e queste labbra che si aprono sempre a sproposito. E non parlarmi di sensibilità, ma cerca le crepe nel bel mezzo della mia carne: le chiamano intolleranze, ma è tutta colpa di questo inverno che non finisce mai e imbianca i capelli e disordina gli armadi.

Foto: James Nachtwey.

james-nachtwey-kabul-afghanistan-1996

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One thought on “A forza di colpe

  1. Insenseofyou ha detto:

    Rebloggo, se posso..

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