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Lasciai gli occhi tra il compasso sgraziato delle gambe di una rasta bionda, risalii tra le sue cosce e mi fermai sulla gonnellina nera senza nemmeno riuscire a risalire all’incavo della sua conchiglia. Avrei voluto appoggiarci l’orecchio per sentire il rumore del suo mare, allungare la lingua per il sapore del sale.
Era appoggiata sui gradini, fumava una sigaretta come chi non sa quel che fa e si concentra sullo stile donando al suo fare il gusto artificiale di certa discografia contemporanea. Penso all’ultimo album dei Radiohead, mi si accende in testa un ritmo in battere. Un passo e poi un altro, per dimenticare il suo viso tra le gemme acerbe dei volti delle giovinette.
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