E ora che sono qui vorrei essere altrove. Lisbona coi suoi barbecue affacciati ai balconi e per gli orizzonti caldi d’Alfama le case bianche di Santorini. E con l’accento aspirato di Barcellona lo spazio blu del cielo e il confine delle montagne per la fine dei miei lamenti i pensieri fradici per il sudore che non mi dà tregua per il mio corpo che trema anche seduto coi capelli che spianano lassù in collina la camicia aperta per accogliere sguardi. Col bagaglio chiuso, la tenda aperta che non posso riempire gli armadi e fare ordine col silenzio della mia presenza al di fuori del raggio d’azione dei radar. Che dovremmo tirarci dei pugni ogni tanto lo sai e porca di una puttana la troia sfogarla questa rabbia che tratteniamo in vita. Ma è possibile che non ti conosca che tu non salga sulle mie spalle io e non diventiamo mostri con le teste tra le cosce alti alti alti come Gulliver per schiacciare gli ideali di Lilliput. Che sei una montagna e per esplorati scavo gallerie e ora sei allagata sei bagnata che le piogge non ci danno più tregua e sguinzaglio muscoli a cascate per le sporgenze del tuo bacino. E tra i tuoi sentieri non fermerà certo il giro di Francia che aboliranno le corse quest’anno il passo lento per tutte le volte che ci siamo detti ciao e poi dietro ai muri siamo scomparsi come i cucù per tornare in autunno. Chi sei dove vai con chi stai le tue calze parigine nella mia borsa di settembre daremo l’acqua ai gatti domestici e ruberemo luci alla Ville Lumiere che a furia di fare le fusa ai muri siamo diventati intonaco e facciamo da sfondo portiamo a spasso i nostri corpi profumati quanto tempo ci hai messo a scegliere il profumo? L’hai scelto tu o indossi il primo che ti hanno regalato? Dovrei girare sul tuo collo come le formula uno, un gran premio di sessanta giri per arrivare alle labbra con lo champagne per la vittoria e gli schizzi sul pubblico. Che ho alzato bandiera per segnalare la tua presenza che ci sarà sempre un posto per te e non dormirai sul pavimento con le tue posizioni dominanti per farti volare coi pungiglioni infilzati nei cuori per i nostri atterraggi ci prenderanno in braccio le arterie scorrevoli delle città d’agosto che non ci accorgeremo dei turisti e staremo in bilico sui fili della corrente e spegneremo le luci e avremo notti buie luna calante. Che solo al buio prendi coraggio che solo al buio vedo le stelle e levi il reggiseno che non ti vergogni che guardi il cielo e poi chiudi gli occhi che tanto è uguale a respirare a respirare e farà giorno e senza rete senza spinte cadremo insieme e non avremo paura e saliremo sull’arca esemplari unici di debolezza speciali come i tartufi in autunno.