Io sono un attacchino.
Attacco manifesti pubblicitari.
I prodotti coop, supercoop, ultracoop. Il reggiseno che ti modella, il culo più bello della televisione per pubblicizzare le mutandine Intimissimi per donne bellissime fatte per uomini bellissimi.
Io sono un attacchino,
io lavoro di notte mentre il popolo dorme.
Così poi il popolo si sveglia, si beve il caffè
e sale in macchina per infilarsi nel traffico o
prende il treno ultraffolato ultraveloce col sudore che appiccica
e intanto che sta in fila,
intanto che aspetta che il treno ultrainritardo arrivi
si guarda i manifesti che io ho appeso la notte
che non si chiede manco da dove vengono da dove son spuntati ‘sti funghi moderni.
Il popolo dà tutto per scontato mica se lo immagina che quelli che vede son solo fogli di carta arrotolati che io attacco con colla e pennello, no.
Pensa alla coop ultracoop supercoop coi suoi prodotti dimagranti sani e biologici.
Pensa al culo della signorina della televisione e alle mutande intimissime
che se le indossa la moglie del popolo gli entrano tutte nel culone
altro che quel filo di seta a ponte tra i glutei scolpiti. E così il popolo si passa il tempo.
Guarda all’insù e non importa se il treno è in ritardo, se si sta facendo tre ore di coda.
Il popolo s’appicica il pensiero ai manifesti e sogna la donna della televisione, l’ipod ultrapod superphone, il vestito che si riempie di muscoli, la crociera ai Caraibi.
Io sono un attacchino.
Io regalo sogni.
Sogni di carta, ma sempre sogni.
Pure io ogni tanto m’incanto a guardare i manifesti che appiccico, pure io sogno.
Vi faccio esempio, se attacco la pubblicità di una crociera, Costa crociera, Mare crociera, Tutto crociera, io sogno che il mare è un mare vero e ci posso fare il bagno, che arriva la signorina Intimissimi della televisione e fa il bagno con me, che la coop ultracoop supercoop mi porta il cibo direttamente sullo yacht, cose così e m’incanto a guardare in alto, mi dimentico della fatica, dei miei lavori in nero, del carovita, delle ferie non pagate, dell’assistenza previdenziale e dei diritti dei lavoratori.
Io sono un attacchino, sogno anche io.
Ma sogno solo per un po’, perché poi si ripete sempre la stessa storia, come una sveglia.
Il capo mi chiama, il turno è finito e i manifesti tutti appiccicati, i funghi cresciuti.
Sono le sette del mattino e me ne vado a dormire mentre il popolo se ne va al lavoro.
Salgo in macchina e mi metto in coda.
abbiamo tutti bisogno di sogni, anche gli attacchini…