“E quando si ritrovarono anni dopo, in una casa sul mare, lui ebbe la certezza che lo avrebbe amato e che nello stesso tempo che questo non sarebbe mai più stato possibile. Né in questa, né in nessun’altra vita.”
Camere separate, Pier Vittorio Tondelli.
Nella nebbia grigia di smog semafori rossi diventano verdi, rotonde per sbagliare uscita, prendere la via più breve per venire da te e perdersi fuori dalla circonvallazione. Le indicazioni chieste all’uomo e al cane che tiene al guinzaglio, le automobili che non abbassano il finestrino per paura dei ladri. Mille pistole nelle mie tasche. L’insegna rossa del bar Basso, il rosso dei Negroni, degli occhi dei pubblicitari in libera uscita e delle loro Vespe parcheggiate male. Un adesivo dei Foo Fighters appiccicato al palo a cui mi appoggio per fumare un sigaro, il primo dopo tanto tempo che quando fumo mi ricordo di te. Mentre lei se ne sta col suo ragazzo, li guardo così vicini abbracciarsi e resistere al mondo. Di nuovo in moto, i settanta all’ora in piazza cinque giornate, i Navigli. Sotto il tuo portone per aspettarti. Ti chiamo, non scendi. Busso e non apri. Peppino per ascoltare il jazz, un bicchiere di vino scadente e a piedi per via Vigevano sono tutti belli, sono tutti profumati, troppo profumati, troppo belli. Cambiare il nome per entrare a scrocco in un pub e salutare e andarsene dopo neanche dieci minuti. Pensare che la notte è ancora maestra e la solitudine a volte condanna, non scelta. Ho lasciato tutto e tutti per cercarti e nel deserto mi confondo. Ti ho vista in televisione. Se tu mi amassi cosa cambierebbe? Riusciremmo noi a resistere al mondo? E a noi? Né in questa, né in nessun’altra vita.
Foto: © Joel Meyerowitz