Continuiamo a parlare alfabeti diversi. I tuoi spliff il mio vino i discorsi incomprensibili della notte nera e calda. Anche le zanzare boccheggiano mi dici e noi finiremo per volarcene altrove a trovare quella fortuna che ci ha abbandonati fin dall’adolescenza. Siamo vivi per miracolo, per fortuna ho messo la freccia. Le nostre case precarie, le nostre vite precarie e i nostri lavori un contorno perché la pietanza è altrove e abbiamo sempre fame così fame che spesso ci accontentiamo di azzannare qualsiasi cosa e ci imbruttiamo e non siamo contenti. Mi ero vestito male hai ragione ma è tutta colpa dell’estate. Arriverà l’inverno e tornerà il trench lungo i capelli lunghi le giornate corte, mi dici che la sera non sai che fare ti dico che bevo per dilatare il tempo e dormo poco, colpa del caldo e del ventilatore. Sdraiato sul letto nella completa nudità immagino la fine della società contemporanea e poi un nuovo inizio. Basta Instagram basta Facebook basta successo basta egoismo basta talento basta confronti. Non andrò in India perché sono troppo stanco. Non verrai con me. Andrò solo dove ancora non so. Sorriderai spesso e ti legherai i capelli tutte le mattine. Io che i capelli li ho tagliati li cercherò e cercherò il senso delle parole che escono spontanee dalla mia bocca, il senso dei miei istinti. Il senso di farsi vuoto intorno, appiccare il fuoco a ogni rapporto esclusivo. Di Milan Craiova chisseneimporta, vedo le tue mani ora e una scritta francese, ti cercherò, credo, finché avrò coraggio, finché avrò vita.