Le polaroid coi tuoi contrasti.
I computer che si alimentano dei nostri sguardi.
E bruceremo le calorie dei pranzi per non far tardi agli appuntamenti.
La storia nelle piastrelle dei tuoi sughi un poco acquosi
le tisane scadute
e le gocce per sdraiarti sui letti sfatti,
sfatti come il tuo rossetto
e le tue unghie che saltano come canguri
tra i pesci rossi dei tuoi cessi bianchi,
bianchi come la tua pelle scaduta e il latte che non compri mai.
Gli amici intorno al tavolo delle solitudini
tra un mandarino e un caffè.
Il vino non lo gusti più
le canzoni su you tube.
Cucineremo le malattie delle nostre lontananze
le mangeremo sulle panchine dei parchi
coi nostri libri scritti troppo in fretta
la parodia dei tuoi gesti
e tuoi personaggi un po’ accennati.
I laboratori per il vacuo frastuono
del tempo senza fare
disfare.
Con le scarpe slacciate
e la pigrizia delle lenticchie
sistemeremo le sciarpe sugli occhi
e senza accorgercene
cercheremo tra i tombini
il popolo della notte
che lascia solo il Duomo
con la piazza tutta per noi
ti ricordi
prenderò le tue labbra e t’inviterò a ballare
coi tram che inseriranno le marce
per suonarci la buonanotte.
Ci scalderanno le grate sopra la metropolitana
che l’ultima è sempre in anticipo.
Prenderai un taxi
e imparerò la targa a memoria
la scriverò sul muro
per poterti dire
che puoi tornare a prendermi
se mi hai dimenticato.
