Coi cappotti morti sul pavimento.
Sui lavandini piovono le barbe dei tuoi Che.
I disordini del traffico e le fotografie per non fraintenderci.
Il presidente delle repubbliche delle sale d’attesa.
I crocifissi tra le costole delle veline. Come i vampiri di Russia.
Ebibidobobidiblu le bolle blu.
Non ci laveremo mai per non ammalarci più.
E non ci separeremo, sai?
Resterò, resterai.
E partirò domani perché è più coreografico.
Le notti a leggerti le bollette scadute di quando non vivevamo ancora insieme.
I nostri film muti e le tue ovaie gonfie che se ci soffi dentro voli.
Di quando dipingevamo le stelle sui soffitti.
Siamo mine antiuomo io e te.
Un tocco solo e scoppi come le guerre mondiali
di quando tuo nonno è tornato senza un piede.
Cerchi gli eroi nei libri
le tue canzoni libertarie
e poi non hai il coraggio di tagliarmi i capelli.
Sui banchi del mercato ci vendiamo a pochi euro all’ora.
E io ti dico che i comizi di Vendola sono come il latte la mattina.
Le mie intolleranze ai latticini.
E tu ti arrabbi.
Che credi ancora nelle istituzioni mentre io credo ancora nell’uomo.
Scopiamo? Mi dici.
E io dovrei dirti che male c’è
e mi esce solo:
Perchè?