Le notti ad aspettare quello che non succede nemmeno nei film.
Silenzio s’infila nelle orecchie e non mi fa dormire.
Le fodere sporche di vita. Il battito regolare degli intestini.
Svegliarsi di giorno per pisciare fuori dalle torri il Niagara dei nostri scarti.
La casa illuminata dai led è un albero per il Natale
tu al caldo dell’ovest
io al freddo del nord.
Quando verrai non ci sarò, partirò.
Bevo troppo, lo sai?
M’aggrapperei ai tuoi capelli come i pidocchi.
Il nettare della tua cute per riprodurmi, i tuoi pensieri che cadono e s’incastrano tra le dita dei piedi.
Che siamo uomini e mica robot.
Che “s’io fossi piccolo come il grande oceano mi leverei sulle punte dei piedi delle onde con l’alta marea accarezzando la luna”, salendo sui ponti di Porta Genova per perdermi nei vicoli di Via Vigevano. Costruiremo degli altri ponti aerei.
E per sentirci urleremo ai satelliti.
Che siete donne con le toppe e doglie, che siete donne coi silenzi e le voglie.
E ti dico che esistono ancora i coprifuoco
e non prendere freddo
non mi accompagnare
non mi chiamare
non mi sfogliare come l’Unità
per pulire i vetri e gli specchi,
per guardarti meglio.
E c’è anche il sole, ma a me non me ne frega niente
che vorrei la tua bicicletta verde ET
solo per farmi ombra.
