Non sa ancora se ha fatto tardi, se è troppo presto per aprire gli occhi e scoprire un’altra volta il mondo. Tende l’orecchio, ancora il traffico non fa rumore. Le autostrade presto accoglieranno il peso di uomini e donne, occhiali neri e costume sotto il pantaloncino, i giochi del mare, le barche, le biciclette legate al portapacchi. Chi ha consumato le anche nei gesti dell’amore, chi ha tra le tempie il suono dei festival, della notte tra techno e luci, degli stadi trasformati in palcoscenici. Che volto cerchi oggi, chi troverai davanti allo specchio? Ci hai dato un taglio coi capelli, col rimirarti e pensare di essere già adulto, arrivato, stremato. Hai detto basta al tuo immaginario, hai ripetuto più volte qui e ora, qui e ora. E quello che è stato e quello che sarà perderanno importanza, hai detto. Presente, fare, soltanto fare. Il tuo nuovo modo di stare al mondo. Mentre una settimana è passata dai tuoi pensieri agli ottanta all’ora, dai gas, dai gas, dicevi, voglio sentire il casco far resistenza all’aria, la maglietta che si tende al vento, voglio sentire la vita tutt’intorno perché sono insensibile, cinico, già morto. Credevi l’esistenza vera fosse nell’immaginario, nell’utopia dei mondi fantastici, nella perfezione di chi conosci appena. Credevi al nulla che il tuo talento costruiva ad arte. Qui e ora, ripeti, qui e ora. Nove rintocchi, è il mattino del sabato: caffè e sfogliatella. Un libro, un ombrellone, magari il mare. Magari lei e il mare.

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