Voglio una delle tue magliette, quelle con le scritte grosse e i colori pastello, me la voglio mettere sulla testa quando avrò fatto goal e poi tutti si chiederanno perché. E vorrò rispondere che ti amo invece dirò che è un’altra stupida trovata pubblicitaria. Che c’è qualcuno che ha deciso che ci sono magliette migliori di altre e la moda giovane è un bel rubinetto per le tasche capaci degli imprenditori.
Gli amici e il calcetto, una serata tra tante.
Dopo la partita beviamo birre ghiacciate e fumiamo Marjuana; il bar tiene aperto fino a mezzanotte, ci spostiamo poi nel parco con due borse Esselunga zeppe di Moretti da sessantasei centilitri. Vogliamo dar aria alle guance e far prendere fresco al cavallo dei pantaloni. Il cinquantino di Lu è pronto per la notte, ci montiamo in tre, andiamo a respirare nel mezzo della campagna, urliamo frasi sconnesse passando sui reni di una tendopoli: che bella la vita dei rom e la libertà dei campi nomadi ai quali abbiamo rubato le stelle con gli interruttori dell’inquinamento. Dico io.
Sei un testa di cazzo se n’è esploso Mà prendendomi per i fianchi e muovendo il bacino mi dice che vanno tutti inculati quelli che rubano dalle nostre spalle.
Io gli mordo una mano dico guardati le spalle tu che non c’hai un cazzo sopra la testa e nessuno ti ruba nulla, mio bambi, perché tu la fatica non sai nemmeno cos’è e non hai niente ad eccezione delle tue cazzo di scarpette da barca firmate e la stelletta da sceriffo della tua spocchia.
Mi mette le mani davanti agli occhi e io che tracanno Moretti e rido dandogli del testa di cazzo.
Lu che ferma il motorino al lato della strada, dice scendete stronzi.
Gli dico siamo arrivati?
Lu dice no, testa di figa, mi fate dei discorsi pseudorazzisti e vi prendete a manate mentre io sono ubriaco e guido un motorino che ufficialmente può portare un solo bipede, miei cazzo di amici, che vita passata invidiate?
Scendiamo dal motorino. Lu ci indica una radura.
Mà si tira giù i pantaloni e col gingillo sospeso nell’aria e il getto debole gioca a rincorrermi, per far piovere sulle mie scarpe ci vuole ben altro che un cazzetto di provincia come il tuo.
Che hai contro il mio Miral?
Nulla, guarda, mettilo via che le rane son saltate negli stagni per la vergogna.
Feconderemo anche i torrenti prima o poi, te la ricordi la canzone di Battiato che parla di quelli che fanno un buco nella terra, poi ci mettono il cazzo dentro e si strofinano forte finché non vengono tra le radici e i vermi e quello è l’inizio della primavera.
Bella stronzata che ti è venuta in mente, fallo. Voglio vedere se ne sei capace.
E’ una cosa da negri.
Cos’hai contro i negri?
Niente, dico che è una cosa di quelle parti là. Mò basta dire negri che comincia fare il buonista.
E’ una cosa culturale. Tu ai matrimoni ti metti la cravatta?
Che cazzo c’entra?
E’ una cosa da bianchi.
Che c’entra la cravatta?
C’entra che sei un coglione razzista.
Pure tu, che cosa c’hai contro noi bianchi.
Quando vai al mare vuoi abbronzarti, no?
Che discorso del cazzo.
Perché non stai bene come sei.
Perché non dovrei abbronzarmi?
Ti si rovina la pelle.
Lu ci guarda ci dice fermiamoci qui.
Mà finisce la bottiglia di moretti e la lancia in aria, mille pezzi sull’asfalto, poi si inginocchia sull’erba e scava un buco con le dita.
Lo sta facendo.
Vuole fare il Battiato.
Ci mettiamo a cantare “Cerco un centro di gravità permanente”.
Sulla strada le luci di un Ape cross. Frena, si ferma. La portiera in lamiera si apre piano, scende un uomo in canottiera bianca, avrà settant’anni, è grasso. Ci viene incontro.
Non siamo troie, man. Dico io.
Quanto volete?
Scoppiamo a ridere, Lu si mette un dito sulle labbra e se lo lecca.
Brutti figli di cagna, quanto volete per un pompino?
Il pompino è una storia già sentita. Noi siamo per un Shower, un Brad pitt trio, un Single rock.
Cos’è il Single rock?
La più famosa tra le pratiche sessuali postmoderne.
E’ una cosa che fa godere?
E’ una libidine assoluta, l’apoteosi dell’orgasmo, il vulcano delle polluzioni che hai sempre sognato.
Lo voglio.
Cosa sei disposto a sganciare?
Ho centocinquanta euro. Non posso di più.
Non ce ne frega dei tuoi soldi.
Cosa posso darvi?
Il tuo Ape car, per esempio.
Non è in vendita.
Potremmo rubarlo adesso, sai? Siamo in tre, giovani e forti, tu sei vecchio e grasso.
State scherzando.
Ti sembriamo gente che scherza?
Mà fa delle dita una pistola e gli si avvicina minacciandolo. Gli passa il ferro di carne sulla nuca, poi sul collo, tra le tettine gonfie e sul pancione, poi gli sfiora il cazzo, nota che è in erezione.
Con questo gingillo credo non si possa fare il Single rock, lasciaci controllare.
Cos’ho che non va?
Abbassati i pantaloni.
L’uomo tentenna. Si guarda intorno. Mà continua a scavare il buco, io mi rollo una sigaretta, Lu lo minaccia con la pistola-mano.
Tirati giù le mutande. Vuoi un sorso di birra? Stai sudando, amico, l’estate è calda.
L’uomo fa segno di sì con la testa, gli scrollo un sorso di birra sul pene. Ha un sussulto. Ridiamo.
Mà continua ad armeggiare al buco.
Dì un po’, credi in qualche dio?
Sì.
Come si chiama il tuo dio?
Fa per tirarsi su i pantaloni, Lu non glielo permette.
Lasciatemi andare, urla, il pisello si fa molle. Me ne voglio andare, lasciatemi.
Non si può. Mi apro un’altra birra.
Dì un po’, che ne pensi di Roger Federer?
Il tennista?
E’ lui il tuo dio?
No.
La pulce Messi?
Nemmeno.
Steve Jobs?
Neanche.
Che ne pensi dell’Amaca di Michele Serra? Dei negri? Dei francesi?
I francesi non li capisco, i negri sono come tutti gli altri.
Un ciccione buono. Sei buono tu?
Sì.
Chi te l’ha insegnato ad essere buono?
Mia madre.
Tua madre ti ha insegnato anche ad andare in giro a chiedere di farti fare i pompini?
Rispondi!
No.
Cosa ti ha insegnato tua madre?
A voler bene a tutti e a lavorare in modo onesto.
Sei onesto tu?
Sì.
Dimostracelo.
Voglio pagare, ogni cosa ha il suo prezzo.
Pagherai, centocinquanta euro non bastano. Sei molto legato al tuo Ape Cross?
Molto. Sono vedovo.
Sei sposato all’Ape Cross?
No.
Allora possiamo prendercelo. Vuoi ancora provare il Single rock, il godimento dei godimenti, l’orgasmo di tutti gli orgasmi?
Non voglio più, me ne voglio andare, ve ne prego.
Si tira su i pantaloni, lo lasciamo fare.
Ho finito. Guardatemi. Mà ha finito di scavare il buco, le mani nere di terra, la faccia a strisce sudate. Lo provo io. Poi sarà il tuo turno, amico. Dice guardando il ciccione.
Poi prende una Moretti, la apre coi denti e ne tracanna più di metà. Si tira giù le mutande con un gesto netto, poi prende il gingillò e gli dà tre colpi. Quando è pronto lo infilza nella terra e comincia un movimento sussultorio.
Lo vedi come si fa?
L’uomo annuisce. Guarda Mà, Mà gira la testa verso di lui mentre pompa sulle braccia per dar forza al movimento del bacino.
So chi è Roger Federer, mi piace l’Amaca di Serra, trovo il calcio di Lionel Messi qualcosa di straordinario, non credo in altri dei se non in me stesso, insegnavo a una paccottaglia di giovani come voi, l’Università non serve a niente, siamo tutti predeterminati, la mia famiglia è ricca. So parlare tre lingue e non so perché cazzo sono ancora qui che vi dò retta visto che mi sembra di essere lo spettatore di una performance di Marina Abramovich.
Mà smette di pompare contro la terra. Lu trasforma la pistola in mano. Io mi siedo per terra. Tutti e tre lo fissiamo in silenzio.
Che c’è che non va?
Ci piaci molto tu.
Possiamo fare gratis, ragazzi?
E’ il profilo che stavamo cercando.
Esattamente.
L’uomo ha un fremito, si tocca la testa, poi scopre il membro di nuovo duro nelle mutande.
Cosa ti eccita, uomo? Perché ti sei fermato da noi?
Siete plebe, gentaglia, giovani, poveri.
Ridiamo di gusto.
Le popolazioni primitive usavano praticare buchi nel terreno e poi inserirci il membro. La dimostrazione è che l’uomo rimane bestia in ogni tempo.
Tu credi di essere diverso da noi?
Certo.
Andando a cercare i pompini di notte?
La differenza è che io sono consapevole della mia ricerca, della mia bestialità, della mia deriva animale, voi no. E su questa terra posso comprare tutto perché ogni cosa ha il suo prezzo. Non obbligo nessuno, pago e ottengo ciò che voglio.
Girando con l’ape in canottiera bianca?
Ho lasciato la città da tempo, la moda non mi interessa più. Ho un’industria di T-shirt, le faccio produrre in Asia e le vendo qui, ci scrivo sopra delle sciocchezze a caratteri grandi, faccio tendenza, vendo e guadagno. Tutto questo a settant’anni suonati. Sono consapevole delle voluttà della gioventù.
Un ex professore universitario con inventiva?
La cultura non paga un cazzo.
Le idee di un settantenne per le nostre uscite del sabato sera.
Proprio così.
Mà scola la birra e guarda fisso il buco.
Io il buco te l’ho fatto. Puoi metterci dentro il tuo di gingillo e masturbarti finché vuoi. Non è male. E’ un assaggio di morte. Terra e lombrichi sul tuo cazzo vecchio.
Grazie. Dice lui. Quanto ti devo?
Noi ce ne andiamo.
Quanto vi devo? Davvero, voglio pagarvi.
Facciamo segno di no con la testa, con le mani lo invitiamo a prendere visione del buco.
Lù prende il motorino. Io e Mà saliamo dietro in silenzio assoluto.
L’uomo si avvicina al foro, ne tocca i contorni.
Lù accende le luci, mette in moto. L’aria si colora di fumo.
Poi silenzio. La notte, i fari accesi dell’ape e la canotta bianca che riluce tutto intorno, come una stella marcia dimenticata dagli uomini.
Un muggito di bestia.
Silenzio ancora.