Quando finivi per essere come ti desideravano. Le stesse smorfie, le labbra in fuori, il rock and roll, la birra bionda, il jack e cola, il Montenegro e le corse in bici il sabato pomeriggio. L’aperitivo per salutarsi e i compleanni mai scaduti. E tu che volevi scappare ma non sapevi da cosa non sapevi da chi. La gabbia della provincia, gli amici d’infanzia. I messaggi d’arrivederci e le cartoline dei porti, i tuoi problemi con l’acqua per non prendere il largo. L’odore del mare, riverniciare le pareti della tua stanza e far volare gli aquiloni in fiat uno. La solitudine insopportabile delle rinunce. Quando mi hai detto mi sposo e io ti ho detto lo sapevo. Che quelli come me si accorgono e rimangono soli a guardare da fuori come i reporter di guerra. Immobili e tormentati. Sulle spiagge degli anni ’90 i nostri ragionamenti sono missili Tomahwk, quando mi chiedevi di raccogliere stelle per le tue collane. Poi siamo diventati grandi e abbiamo cominciato a sparare.