Rotto è rotto. Non si accende la luce.
Cellulare fottuto.
Che i DvD sono pronti
e numerarli dall’1 al 9 che il 10 è della fantasia, dei Diego, i Maradona e così sia.
Non squilla e non lo sento squillare e ormai non me ne importa niente
che una camera così bella non si era mai vista nemmeno nei romanzi di Kipling.
E le tue frasi sottolineate alla Kerouac nei sotterranei dei treni che non arrivano più,
dei nostri incontri mai risolti
e un biglietto d’andata così non paghi il ritorno
che quando te lo offro mi sento più grande.
Le tue ceramiche per gli amici e i forni delle vecchie milanesi a scaldare i tuoi colori già caldi e a cucinare capponi già cotti.
E i tuoi viaggi in transiberiana con una telefonata la notte per tenermi sveglio
e mi dici che accarezzi copertoni di bici,
che ogni tanto ti buchi,
e il tuo culetto ingioiellato, inguainato in pantaloni troppo stretti per le cene delle feste.
Che una x da schiacciare la trovo col binocolo tra le tue gambe storte.