Io dappertutto

Ho bevuto il caffè, non riesco a dormire, ma bisogna riposare, e poi svegliarsi, essere pronti. Chiusi in doccia a guardarci le imperfezioni, poi davanti allo specchio a strapparci i peli con le pinzette. Guardati il culo, piegati ancora, dietro allo specchio ci sono io. Dietro la porta ci sono io. Io dappertutto. Ma ho perso gli occhi. Non vedo nulla. Ho soltanto orecchi per ascoltarti, piedi per prenderti a calci, mani per abbracciarti, labbra per nominarti. Ma gli occhi no. Non è importante, sai? Sei memoria come i Super Tele e i calci al pallone in mezzo alla strada, come i pomeriggi nei prati, dopo la pioggia, a cercar chiocciole, quando piegare la schiena non era uno sforzo, obbedire, sì, invece, lo è sempre stato. Mentre le nuvole bianche che sanno di panna non ci sono più e non giochiamo a dar forma al cielo tu fai disegni su fogli bianchi, il tratto nero, i tuoi capelli neri e quelle parole che suonano grandi. Faranno una mostra di quadri sui quali si è pianto, foto sulle quali si è camminato, magliette sudate e scarpe consumate, ti diranno che non ha più senso quel che a nulla è servito, tu tirerai ancora fuori la storia della bellezza, quella che cambia lo sguardo, fa eleganti i modi, dà il senso del grande e sorvola sulle piccolezze. C’è nel sorriso leggero dei vecchi quel compatimento, il sopracciglio narciso del giovane? Io qui mi fermo, nell’ignoranza di questo attimo sospeso, mentre c’è chi beve, chi dorme, chi pensa a farla finita, chi invece vuol ricominciare, chi le domande non se le fa più e vive e vive e vive, un giorno dopo l’altro, la vita se ne va. Ho preso il motorino per andare a salutare gli amici, che ci fai qui? Sono venuto per salutarti. E poi? E poi basta. A che serve il mondo se gira da una parte sola? A che servono le tue labbra se le tieni sempre al riparo del bianco dei muri? A che serve la tua schiena se nessuno la stringe, a cosa le tue anche se nessuno le sfiora? La tua conchiglia se nessuno l’assaggia? Mi sto rammollendo, ti dico, tutto questo lirismo da dove arriva? Me ne andrò nei campi come quegli arricchiti a cercare la libertà nella domanda degli altri, quello è un artista, quello ha talento, quello è un diverso. Dimmelo ora che te ne fai? Quando prima del buio ti lavi le guance, quando togli il nero dagli occhi e pieghi i vestiti al lato del letto. Che te ne fai? Impariamo la sincerità, che cosa desideri ora? Io te, te soltanto. Ecco tutto. Ora l’effetto del caffè è passato, il letto è sfatto, il sonno arriva.

Foto: Nicoletta Branco

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1 thoughts on “Io dappertutto

  1. poetella ha detto:

    mi fa un effetto tremendo leggerti.
    Qualcosa che provo raramente leggendo tra i blog.
    Forse solo uno, oltre la tuo.

    L’effetto che mi fa leggere libri che amo.
    Leggerli e rileggerli.
    Come leggo e rileggo i tuoi post.

    Che poi penso, via, è solo ben scritto, è solo tecnica, effetti speciali e splendore dei 70 millimetri e suono stereofonico.

    Ma poi penso anche , sì, beata te! E’ che questo scrive. Scrive davvero. Mica fa i diarietti aggiornati o le poesiole da liceale innamorato. Perdutamente.
    Questo scrive.

    E poi penso…sarà solo letteratura?
    Sarà reportage d’emozioni realmente vissute? Sarà la “sua” storia?

    E poi penso…ma che mi frega se è o non è.
    E leggo.
    E rileggo.
    E ri-rileggo…

    …e poi penso…Impara, bella mia!
    Studia e impara!

    Beh… ciao!

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